Ipnosi e psicoterapia a Cagliari

sabato 4 novembre 2017

Quando anch'io avevo paura dell'ipnosi.

Care lettrici e lettori,
sapevate che avevo paura dell'ipnosi?  Tenetevi forte perché voglio raccontarvi un retroscena divertente.
Mi trovavo al primo anno della scuola di specializzazione di psicoterapia ipnotica a Roma, le perplessità mie erano tante, ma la curiosità batteva tutto. Uscivo da poco da una tesi di laurea intitolata "ipnosi in oncologia", roba molto figa ma che mi aveva dato un'idea distorta dell'ipnosi. In sostanza pensavo che fosse un potere che travalica la coscienza, che consentiva di bypassare la parte razionale e comunicare in un modo misterioso con l'inconscio, per ottenere in pochissimo tempo risultati altrimenti impensabili. Morale della favola: avevo una paura agghiacciante di sperimentare questa benedetta ipnosi su di me, perciò osservavo gli altri che partecipavano alle induzioni ipnotiche durante le lezioni, e io mi tiravo indietro, come Scooby Doo quando vede un fantasma. Paura di perdere il controllo, di quel qualcosa di ignoto, ancestrale e misterioso che avrebbe dominato la mia mente.
Scoprii che nelle induzioni di gruppo potevo "resistere", ossia non mi succedeva nulla se non ascoltavo le parole durante l'induzione ipnotica, perciò osservavo le esperienze di chi mi stava intorno, ma senza partecipare. Arrivai quindi verso la fine del 1° anno, con un problema non da poco: come avrei fatto a essere convincente sul fatto che non bisognava aver paura dell'ipnosi, se io per primo ne avevo paura? I conti non tornavano, quindi entrai nell'ottica di idee che dovevo cambiare qualcosa. Così la lezione successiva, approfittai di un'induzione di gruppo fatta da un professore per fare il mio esperimento. Eravamo disposti in file, e io mi nascosi nell'ultima fila dietro Andrea, un collega che ha la stazza da giocatore di rugby. Quella volta scelsi di non oppormi, come facevo di solito, ma di vedere cosa succedeva se assecondavo la cosa per 10 secondi. E magia delle magie... non succedeva nulla di paranormale: nessun viaggio nel tempo, nessuna uscita dal corpo o robe simili. Semplicemente mi sentivo più rilassato, ma niente di trascendentale. Così poco a poco nelle esercitazioni successive capii che era più una paura irrazionale nella mia testa che altro. E no, signori, nessuna anestesia generale o perdita totale della consapevolezza.
Ma non ero ancora soddisfatto, una parte di me pensava che pur da qualche parte dovesse esserci qualche ipnotista talmente capace e dotato da concretizzare quelle che erano convinzioni ancora radicate. Qualcuno che mi facesse ululare dandomi una suggestione di essere un lupo, cose simili! Nella mia scuola dicevano che non era possibile, ma io avevo qualche dubbio, e le ipnosi da palco su YouTube sembrava mi dessero ragione.
Così ricordo che al 3° anno di scuola, andai a un convegno a Roma, tenuto dall'attuale Presente della società internazionale di ipnosi.  Il deus ex machina dell'ipnosi medica, clinica e scientifica, un grande nome internazionale dell'ipnosi che compare nelle riviste scientifiche del settore, per capirci, non il tizio che posta video su YouTube dove fa svenire le persone con uno schiocco di dita... non so se rendo bene l'idea.
Ebbene, costui chiese se c'erano volontari per fare un'induzione individuale. Vari si presentarono, dopo di che alzai la mano e andai io. Negli anni avevo fatto parecchie volte il soggetto ipnotico, e altrettante avevo fatto l'operatore nei vari esercizi; non ero nuovo quindi alle induzioni a scopo didattico. Ma andai per un motivo: ancora dentro di me pensavo che qualcuno potesse, che so, schioccare le dita e farmi cadere come un sacco di patate. Quindi sfidai quello che oggettivamente è la persona più competente nel camp dell'ipnosi.
Non è difficile immaginare che la cosa non andò affatto così: ancora una volta nessuna perdita del controllo, nessuna amnesia, e neppure lui, il capo dei capi, era riuscito a fulminarmi col potere ipnotico. Ma non per chissà quale motivo, semplicemente perchè non è così che funziona.
I buoni soggetti ipnotici sono in grado di annullare la realtà circostante e vivere un'altra realtà, ma sono il 10% della popolazione. Se voi chiedeste a un buon soggetto se si rende conto durante l'ipnosi di dov'è, vi risponderà "no, ero lì", con "lì" inteso il contenuto della suggestione ipnotica.
Il buon soggetto sente il calore del sole, se gli diciamo che è in un deserto; avrà allucinazioni visive, uditive e cinestesiche, come se fosse in un sogno. 10/15 persone su 100 sperimentano questo genere di situazioni. Queste persone non sono "facilmente manipolabili", o persone fragili, non c'entra nulla. Sono persone certamente intelligenti, ma con una grandissima capacità immaginativa. A differenza del training autogeno, dello yoga, delle tecniche di visualizzazioni, con l'ipnosi è possibile approdare a livelli più profondi. Per capirci, un buon soggetto ipnotico può imparare a controllare il dolore fisico, cosa che ho avuto modo di verificare in 10 anni di pazienti in Terapia Antalgica all'ospedale Brotzu. Potenzialmente può fare qualsiasi cosa in pochissimo tempo. Sono i Mozart per la musica, persone dotate di un talento straordinario che spesso non sanno di avere. Avessimo messo Chopen a fare il falegname invece che suonare il pianforte, sarebbe diventato il prodigio che è stato? No, sarebbe stato un falegname medio, ma non geniale. Messo però in un contesto musicale, la sua genialità si è espressa ai massimi livelli. Lo stesso vale nelle psicoterapie: i buoni soggetti ipnotici offrono il massimo nella psicoterapia ipnotica. Potrebbero offrire molto meno in altre forme di psicoterapia che non fruttano le loro brillanti capacità.
Questa, care lettrici e lettori, è una parte della storia. Per sapere se si è dei buoni soggetti bastano pochi minuti.
Vi chiederete: e il restante 90%? Ebbene, sono persone con minori capacità immaginative, quindi riescono a visualizzare, ma mantengono una parte di consapevolezza del qui e ora. Sanno che stanno facendo una seduta di ipnosi, in qualunque momento possono scollegarsi se vogliono. Minore è il livello di suscettibilità ipnotica, maggiore è l'aderenza alla realtà circostante.
Ma ora un colpo di scena: numerose ricerche hanno dimostrato che non esiste una relazione causa effetto tra suscettibilità ipnotica e outcome terapeutico, in sostanza non è dimostrato che siccome una persona è un mozart dell'ipnosi, in automatico guarirà e in tempi brevissimi.
Come sarebbe a dire?
Questo perché ho dato per scontato un dato fondamentale che scontato proprio non è: il talento dell'ipnotista. Talento che è un composto di competenze altissime, grande intuito, creatività, capacità empatiche, carisma. Roba in sostanza che non si impara solamente dai libri, e forse non è proprio possibile imparare. Ma questa è un'altra storia.

Restate sintonizzati su queste frequenze.

Dott. Delogu

giovedì 12 ottobre 2017

Psicologo empatico? Merce rara.

Care lettrici e lettori,
trovare persone con empatia, che capiscano realmente cosa sia una sofferenza, e, soprattutto, che si prendano a cuore le vicende di chi chiede aiuto, è una cosa quantomeno difficile.
Ve lo spiego così: un giorno venne da me una persona che soffriva di attacchi di panico. Nella prima seduta mi resi subito conto che nulla di quanto era in mio potere, poteva funzionare. Soggetto non ipotizzabile, non rispondeva a nessuna tecnica, refrattario all'emdr: per onestà intellettuale gli spiegai che poteva avere delle possibilità concrete andando da un terapeuta specializzato in terapia breve strategica. "Da chi vado?", mi chiese. Gli risposi che siccome ero assolutamente addolorato per il fatto di non essere riuscito ad aiutarlo -e lo ero sul serio- , mi sarei preso io la briga di trovargli un terapeuta.
Quindi il giorno dopo presi un elenco di colleghe esperte in quello specifico orientamento e le chiamai tutte, ma con mia grande sorpresa nessuna rispose al telefono. Riprovai in orari diversi ottenendo lo stesso risultato. Alla fine inviai un sms: "Mi chiamo Giovanni Delogu e  sono un collega, ho un paziente da inviarti. Contattami perché ho cercato di chiamarti ma senza esito".
Ebbene, solo una collega mi richiamò, scusandosi, giorni dopo, 1 su 5 per essere precisi. Altre 4, nonostante il messaggio, non mi richiamarono mai.
Ora, io mi sono messo nei panni di quel povero signore: chiami un numero e non risponde nessuno. Passano le ore, i giorni, e nessuno ti richiama. Ci sono rimasto male io, figuriamoci chi sta male sul serio e ha un problema concreto quotidiano.
Per questa ragione la mia politica è della disponibilità Vera. E' vero, mi incasino se mi chiedono un appuntamento su WhatsApp, ma rispondo sempre, generalmente senza limiti di orario. Se mi chiamano rispondo quasi sempre al secondo squillo, e se non posso rispondere, rispondo con un messaggio cordiale "ora non posso rispondere, richiamo come posso". Perché sono dell'idea che chi sta male non va fatto attendere, o fatto attendere il meno possibile, perché il dolore, lo star male, non va in vacanza, non si prende mai una pausa. Mai.
Siccome sono stato molto male anch'io, non dimentico mai come si sta dall'altra parte, dell'inferno al pronto soccorso e le attese infinite. Non dimentico neppure quando dovemmo portare nostro figlio di 2 anni di corsa al pronto soccorso, con tutta la paura terribile che potete immaginare.
Dico sempre alle persone che seguo, che se hanno bisogno possono chiamarmi in qualsiasi momento. Il 90% non chiama mai, perché vogliono farcela da sole. E questo per me è motivo di orgoglio, perché queste persone sono diventate autonome e terapeute di loro stesse.
E' questo un punto cruciale: io non faccio terapie lunghe anni, non voglio che le persone diventino dipendenti da me, perché lo ritengo antiterapeutico, il fallimento della terapia. Accompagno le persone fin quando hanno bisogno di me, poi le lascio camminare con le loro gambe, con i nuovi strumenti. Le persone entrano in un modo e finiscono la terapia che sono cambiate. 
Persone che hanno accettato la sfida di risolvere i loro problemi. 
E hanno trovato uno che le sfide le accetta sempre.

Dott. Delogu
P.S: Ci vediamo lunedì 16 alle 17:00 in via Dante, 16 a Cagliari. Terrò un seminario gratuito dal titolo "Applicazioni pratiche dell'ipnosi". 10% spiegazione, 90% pratica.

sabato 23 settembre 2017

Eventi gratuiti settimana del benessere psicologico + Studi aperti Cagliari.

Inoltro con piacere la locandina degli eventi della settimana del benessere psicologico, patrocinato dall’Ordine degli Psicologi della Regione Sardegna.
Le iscrizioni sono gratuite e aperte a tutti, ma è obbligatoria la prenotazione per via dei posti limitati. 
Vi informo inoltre che dal 2 al 6 ottobre e il 9 e 10 ottobre sarà possibile un colloquio di consulenza psicologica gratuito grazie all’iniziativa dell’Ordine degli Psicologi  "Studi Aperti”, che ha come finalità la promozione del benessere psicologico.
La prenotazione è obbligatoria, e chi desidera può contattarmi al 3473095315. (No mail o sms per fissare appuntamenti, ci incasiniamo troppo, a voce si fa prima). 
Il mio studio si trova in via Tuveri, 72 a Cagliari, 4 piano. 

Approfittatene. 

Dott. Giovanni Delogu




giovedì 8 giugno 2017

Dimenticare il bimbo in macchina: vediamoci chiaro!


Care lettrici e lettori,
vorrei spendere due parole sui fatti accaduti a Castelfranco di Sopra, nel quale una madre si è dimenticata della bambina in macchina,  si è diretta in ufficio chiudendo l'auto come se nulla fosse, e a fine mattina, tornata all'auto ha fatto la tragica scoperta: la bambina era morta.
Non è la prima volta che succede in Italia, sempre con la stessa dinamica, e non sarà certamente l'ultima se non si attueranno nelle contromisure efficaci.
Cosa succede a queste persone? Come è possibile che una madre si dimentichi di avere la bambina addormentata in auto, e continui a svolgere normalmente la sua vita?
Dando un'occhiata ai commenti su facebook della notizia riportata sul sito dell'Ansa, il pathos popolare si divide in due schieramenti: i colpevolisti, che non trovano attenuanti a una dimenticanza simile, e invocano il carcere a vita e il togliere la potestà genitoriale a entrambi i genitori; dall'altro i giustificazionisti, alcuni dei quali spinti da una pietas cristiana, solidarizzano con il dolore della madre.
Ora facciamo un salto indietro nel tempo: 2013, Andrea Albanese dimentica il figlio Luca di 2 anni in macchina, chiude le portiere e si dirige a lavoro. Quando torna scopre con orrore il corpo senza vita del figlio, dopo 8 ore passate al sole imbragato nel seggiolino. Nel settembre del 2014 il giudice proscioglie Andrea Albanese perché sia il consulente tecnico d'ufficio che il consulente di parte hanno concordato sul fatto che il sig. Albanese in quel momento viveva una amnesia dissociativa transitoria. La sentenza dichiara che sig. Albanese in quel momento era incapace di intendere e di volere. Ergo, non una dimenticanza, negligenza, imprudenza o disattenzione, come vorrebbero i colpevolisti di facebook.
Si tratta di un disturbo dissociativo temporaneo, che nello svolgimento di comportamenti routinari mette in stand-by una parte della consapevolezza automatizzando certi pattern comportamentali, e di fatto generando un'amnesia. In questo caso gioca un ruolo fondamentale la privazione di sonno e lo stress, specie il primo mattino quando si è più stanchi. Caratteristica che colpisce molti genitori nei primi 2 anni di vita del bambino. Ne è ulteriore conferma il fatto che negli episodi accaduti in Italia dal 1998 ad oggi, nessun bambino deceduto superava i 2 anni di età. (Verificate qui).
Per spiegarla in parole semplici, l'essere genitori può trasformarsi in un inferno a seconda delle caratteristiche del bambino.  Immaginate un bambino che ha frequenti risvegli durante la notte, magari che non vuole stare sul passeggino ma solo in braccio, difficile da calmare e così via. Significa che dormire la notte diventa un'utopia, che una madre dovrà allattare inizialmente ogni 3 ore, cambiare almeno 8 pannolini al giorno, non avere il tempo nemmeno per mangiare se non c'è qualcuno che le dia il cambio. Una situazione del genere portata avanti per anni, in caso di un basso livello soggettivo di tolleranza alla frustrazione, o di una mancata organizzazione funzionale, genera una sovraesposizione allo stress, che sommato al non dormire e mangiare quando capita, fa precipitare la persona in quello che il dott. Mencacci, direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano, definisce "Una condizione un po' ipnoide in cui si svolgono delle azioni, specie quelle del mattino, come in trance". Essendo specializzato in ipnosi e psicoterapia ipnotica, posso confermare che il fenomeno descritto non è volontario ma inconscio, si tratta di un restringimento del campo di coscienza nel quale l'attenzione viene focalizzata unicamente su un pensiero escludendo qualunque altro. Nella trance vigile (awake hypnosis) le persone addestrate possono entrare in uno stato di autoipnosi,  e percorrere km di corsa o in bicicletta senza che ne abbiano consapevolezza. 
Capite ora come un genitore cheta una qualità del sonno scadente da molti mesi, che è  stanco e spossato, oberato da impegni lavorativi, se presenta determinate caratteristiche di scarsa resistenza allo stress, può entrare in questi automatismi mentali, che sono un mezzo estremo di recupero energetico e stand-by dallo stress. Il bambino nel retro dorme, il genitore è in uno stato ipnoide, chiude in automatico l'auto andando a lavoro. Nella sua mente ha bypassato l'atto di dover portare il bambino all'asilo perché non è consapevole a livello razionale. Di fatto è in uno stato dissociativo, in trance ipnotica.
Vorrei essere chiaro: non si tratta di negligenza, sbadataggine, incuranza, distrazione o semplice dimenticanza. 
Una soluzione esiste, e si articola in 2 interventi: uno tecnologico, chiamato sistema anti abbandono, dotando per legge tutti i passeggini di un sistema che suoni se si chiude la macchina col bambino dentro. Aggiungo che è stato proposto dallo stesso Andrea Albanese, il papà a cui è accaduto un fatto analogo nel 2013, trovate qui l'intervista. Che fine ha fatto la proposta di legge? Mai discussa. 
Il secondo intervento è di tipo preventivo: evitare l'accumulo di stress dei neo genitori. Ossia alternarsi col bambino, fare turni frequenti, coinvolgere laddove possibile familiari, essere intercambiabili nell'accudimento del bambino, avere una rete di supporto che vada dai consultori familiari ai gruppi di mamme, alla pediatra, alle amiche. In generale MAI essere soli o sentirsi soli col bambino per lungo tempo.
Nella pubblicità del mulino bianco, o dei biscotti per neonati, o dei pannolini, si vedono sempre bambini sorridenti, dando l'illusione che fare la mamma o il papà sia come avere un cagnolino da coccolare tutto il giorno. La realtà può essere molto amara per parecchio tempo.
E a dirla tutta, i corsi preparto che dovrebbero spiegare queste cose, non lo fanno nel 90% dei casi.
Perché non parlano del period of purple crying? Perché non parlano su come evitare che scattino certe reazioni come la sindrome da scuotimento (che è un reato penale)? Perché non preparare tecnicamente le persone su come tenere il bambino in braccio, e dare un'informazione corretta sulla diatriba "lasciar piangere il bambino fino allo sfinimento" o "correre dal bambino non appena piange"? Cose che il genitore capisce per approssimazioni, tentativi ed errori.
Io dico che il manuale di istruzioni esiste, e si chiama prevenzione.

Dott. Delogu



lunedì 5 giugno 2017

Torino, piazza San Carlo: si poteva evitare in 3 semplici mosse.

Un bollettino di guerra: oltre 1500 feriti e già questa notizia è passata in secondo piano.
Leggo dai vari quotidiani che si cerca un colpevole che non si trova, una causa scatenante che ha trasformato un insieme di individui in piazza San Carlo  in una folla psicologica in fuga passando sopra chiunque si trovasse sul cammino (e così è stato). Chi pensa che siano stati un gruppo di irresponsabili o delinquenti è fuoristrada. In altre situazioni, quando affondò la Costa Concordia, nel fuggi fuggi generale per mettersi in salvo non si guardò in faccia nessuno, né donne né bambini. Lo so da una testimone diretta. La folla (in questo caso definita folla psicologica) prese il sopravvento. E' importante a questo punto citare testualmente cosa scrisse Le Bon nel lontano 1895 in merito:


Il fatto più saliente manifestato da una folla psicologica é il seguente: quali si siano gli individui che la compongono, simile o dissimile sia il loro genere di vita, le loro occupazioni, il loro carattere o la loro intelligenza, il solo fatto che essi sono trasformati in folla, li fa partecipi di un'anima collettiva. Quest'anima li fa sentire, pensare e agire in un modo completamente diverso da come sentirebbero, penserebbero e opererebbero isolatamente. 

I libri pubblicati sulla psicologia delle folle sono pochi e rari, ma probabilmente il più famoso e conosciuto risale al 1895, dal titolo "Psicologia delle folle" di Gustav Le Bon, psicologo, etnologo e padre della psicologia sociale.  Egli offre una definizione decisamente attuale della folla psicologica

 "In talune circostanze prestabilite, e soltanto in tali circostanze, un agglomeramento di uomini possiede caratteri nuovi, molto diversi da quelli degli individui di cui esso si compone. La personalità cosciente svanisce, i sentimenti e le idee di tutte le unità sono orientate in una stessa direzione".

La folla psicologica può essere eroica come criminale, è suscettibile a suggestioni e contagio di idee. 
Nella situazione creata alla partita in piazza San Carlo a Torino, ha giocato un ruolo fondamentale la psicosi dell'atto terroristico, e una potente esplosione che ha contagiato una reazione di fuga collettiva, coi risultati visibili agli occhi di tutti: oltre 1500 feriti e un bambino ricoverato d'urgenza per trauma cranico. 
La soluzione del dott. Delogu? In 5 semplici mosse è possibile evitare situazioni simili:
1) La folla è altamente suggestionabile per brevi lassi di tempo. Una suggestione diversa  può disinnescare la vecchia suggestione.  Davide Buraschi, Il giovane a torso nudo, ingiustamente incolpato e interrogato dagli inquirenti, in realtà ha tentato di calmare la folla, senza successo. Avesse avuto un megafono e si fosse qualificato come Sindaco, le cose sarebbero andate diversamente. Altro che colpevole, dovrebbero dargli una medaglia. 
2) Disperdere la folla. Una folla dispersa per cause fisiche smette di essere folla psicologica e ritorna la coscienza individuale del singolo. Utilizzare una guarnigione di carabinieri a cavallo è il modo migliore per disperdere una folla senza incidenti.
3) aumentare i controlli, fatti in maniera efficace, delle forze dell'ordine è la base per evitare incidenti. Perché lasciare che si vendessero bevande in bottiglie di vetro? 
Ma nonostante i nostri discorsi, situazioni del genere possono riaccadere, perché è insito nel nostro DNA diventare folla in particolari situazioni. C'è un meccanismo innato che gioca secondo leggi sue, non razionali: le folle in passato hanno rovesciato un governo, come si sono demolite internamente mettendosi in salvo. I fatti di Torino, come negli scontri con la polizia negli stadi,  i fatti del G8 di Genova, nella costa Concordia, quella stessa folla che prima osannava Mussolini, e anni dopo lo impiccava, ne sono un esempio. 
Psicologia delle folle, 1895. E' passato un secolo, ma l'uomo rimane sempre uomo.

Dott. Delogu


lunedì 29 maggio 2017

Ipnosi regressiva, ufo, alieni, Corrado Malanga: un doveroso chiarimento.

Care lettrici e lettori,
è la terza chiamata che ricevo di persone che cercano Corrado Malanga, mi scambiano per Corrado Malanga, o mi chiedono il suo numero. Preciso che so chi è ma non l'ho mai sentito per telefono, né conosciuto di persona. Non ho il suo numero e non ho idea di come rintracciarlo.
Quindi, per favore, non chiamatemi solo per avere informazioni su Malanga perché non posso aiutarvi.

Sono uno psicologo e psicoterapeuta specializzato in psicoterapia ipnotica con specializzazione quadriennale, iscritto (a differenza di moltissimi in questo campo) a un Ordine Professionale e mi attengo al codice deontologico degli psicologi italiani. Il che implica che il mio orientamento deve essere sempre in linea con ciò che è scientifico, non spirituale, non fantarcheologico, non complottista.
Per inciso prendo le distanze dalle conclusioni del Malanga relative ad alieni senz'anima che cercano di rubare l'anima degli abdotti etc. etc. perché in primo luogo le ricerche scientifiche hanno dimostrato che le testimonianze in ipnosi risentono dei falsi ricordi, criptoamnesia, e una serie di critiche che mettono in luce la debolezza dell'attendibilità dei ricordi rievocati.
Per chi non lo sapesse Corrado Malanga è un noto personaggio mediatico che tiene delle conferenze relative alle esperienze di rapimenti alieni rievocati con l'ipnosi, e numerose sue congetture costruite sui resoconti ipnotici dei suoi pazienti. Trovate molto materiale su YouTube.
Svariato tempo fa scrissi un post su un suo video, spiegando che dal vedere un ottimo soggetto ipnotico che dietro suggestioni presenta allucinazioni visive e uditive, al credere che ciò che egli riferisce sia realtà, ce ne corre. Quel post mi costò innumerevoli commenti carichi di insulti da parte di estremisti del paranormale, i quali mi accusarono di scientismo, o, per farla più semplice, di uno che non vuole vedere la realtà. Mi trovai costretto a chiudere i commenti a quel post.
Le testimonianze in ipnosi sono prive di attendibilità, perché non c'è modo di scoprire se il soggetto sta dicendo la verità, sta mentendo, o sta deformando il ricordo sulla base di processi inconsci. L'unico modo di validare un ricordo rievocato in ipnosi è trovare delle prove che confermino quanto rievocato. In assenza di prove, il giudizio deve essere sospeso.
Chi, come Malanga, dà per scontato che siccome ciò viene riferito in ipnosi, è convincente e quindi è vero, compie un errore sia di metodo che concettuale.
Detto ciò, ciascuno di noi è libero di credere in ciò che vuole, ma chiamatela fede, non scienza.

Dott. Delogu

giovedì 13 aprile 2017

Seminario flash: oggi alle 16.

Il tema dell’incontro sarà “Convogliare le energie interiori di un gruppo per guarire l’individuo”. Sarete certamente a conoscenza come le esperienze mistiche di gruppo siano state sempre di forte impatto, indipendentemente dal credo. Dalle sedute spiritiche, alle preghiere di guarigione, fino alle estasi mistiche, in qualche modo è l’elemento di gruppo che alimenta questi fenomeni. In questo seminario, di tipo esperienziale verranno replicate le stesse dinamiche suggestive, al fine terapeutico. Il risultato non mi è dato saperlo, ma ci saranno delle sorprese. Il tutto verrà ampiamente spiegato dando risposte alle domande individuali.
Ci vedremo stasera alle 16:00 in via Dante, 16 presso la sede della LILA. 
Ricordo che la quota di partecipazione individuale è di 20€ per partecipante, una parte delle quali verrà devoluto alla lega italiana per la lotta contro l'aids di Cagliari.
Vista l'estemporaneità della cosa non c'è bisogno di prenotazione. Ci vediamo direttamente lì. 

Dott. Delogu

giovedì 23 marzo 2017

Ipnosi regressiva: Come smettere di essere passivi.

Care lettrici e lettori,
ho conosciuto nel mio lavoro molte persone con atteggiamenti di passività: di fronte a un conflitto stanno zitte, sono incapaci di reagire di fronte ai soprusi, chiedono scusa anche se non devono, in generale sono sempre vittime.
Questi comportamenti dipendono da un mix di vari fattori: condizionamenti familiari, modelli genitoriali sbagliati, struttura di personalità/genetica, eventi traumatici. Il risultato è un'estrema passività nelle relazioni sociali in qualunque ambito.
Un ragazzino con uno stile di comunicazione passivo, quasi sicuramente troverà in classe o a scuola qualcuno che lo etichetterà dal solo atteggiamento non verbale, e si prenderà gioco di lui. Prima piano, poi con prese in giro sempre più insistenti fino a sconfinare, a seconda dell'ambiente scolastico, in azioni fisiche.
L'adulto passivo può essere un uomo o una donna in crisi di fronte a situazioni sentimentali dove subisce l'altro, più fermo nelle decisioni.
E' una situazione di sbilanciamento rispetto all'altro, che viene percepito come dominante.
Dalla mia esperienza clinica posso dire che le cause vanno ricercate nelle relazioni familiari nei primi anni di vita. E saranno proprio quei ricordi a costituire il dojo nel quale allenarsi all'assertività, con specifiche tecniche di ipnosi.
Si può risorgere dalla passività, si può imparare a rispondere a una critica in 5 modi diversi, pensarle in pochi attimi. E' possibile sviluppare una velocità di pensiero e delle capacità dialettiche tali da disorientare l'interlocutore, abituato fino a poco tempo prima a uno stile passivo.
L'ipnosi regressiva in tutto questo gioca un ruolo fondamentale, perché gioca allo stesso tempo sulle emozioni, sul cosa dire, sul come dirlo, e sull'elaborazione dei ricordi del passato di passività.
Il risultato è che la persona inizia a sbloccarsi, a mettere in riga chi le manca di rispetto, a sviluppare una tolleranza zero alle offese o agli scherzi non graditi da parte di persone non gradite. Gli altri ci rimangono male? Bene, questo non sarà mai più motivo di titubanze o sensi di colpa, semmai motivo di profonda riflessione in chi si prende libertà che nessuno gli ha concesso.

Verso la fine della terapia, dopo un'iniziale aggressività, la persona si riequilibrerà verso una decisa assertività, modificando la qualità delle relazioni, e le relazioni stesse.
Il tempo impiegato per compiere questa profonda trasformazione dipende da 4 fattori:
1) il numero di ricordi di passività presenti nella persona
2) la velocità di elaborazione della persona
3) la capacità immaginativa
4) la decisione nel cambiare vita.
5) l'età della persona. Più si va avanti, più è complicato cambiare.
Personalmente dovessi fare una stima, direi dai 2 ai 5 mesi di tempo, 4-20 sedute. Uno scherzo rispetto agli "anni di terapia" che qualcuno mi racconta. Certo, non le 5 sedute per smettere di fumare, ma smontare le sovrastrutture mentali che mantengono il comportamento passivo, sono molto complesse da smantellare. Su questo mi dovete credere, perché ci lavoro quotidianamente.
Il risultato è irreversibile, non si può più tornare a essere passivi.
Vi interessa?
Cambiare è possibile! 

Dott. Delogu

mercoledì 15 marzo 2017

Seminario: Dall'arte all'ipnosi: un viaggio attraverso le diverse espressioni della trance

Care lettrici e lettori,
sono lieto di annunciare che il giorno sabato 18 marzo dalle ore 9:00 alle ore 12:00 terrò il seminario dal titolo Dall’arte all’ipnosi: un viaggio attraverso le diverse espressioni della trance.

Un’analisi del fenomeno della trance nei modi in cui essa viene elicitata e rappresentata. Opere letterarie, dipinti, composizioni musicali, costituiranno il filo rosso che condurrà il partecipante dalle origini del concetto di trance fino all’ipnosi come approccio contemporaneo di psicoterapia. 

Durata: 3 h, costo individuale 30€. Verrà rilasciato un attestato di partecipazione. 

Per informazioni e prenotazioni, cliccate sui link sotto.


Dall'arte all'ipnosi
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Vi aspetto numerosi.

Dott. Delogu

martedì 7 marzo 2017

Qualità del servizio dello psicoterapeuta: la guida Michelin psicologica del dott Delogu


















Care lettrici e lettori,
ci sono persone che vanno da uno psicoterapeuta suggerito da un'amica, trovato su internet, o in altri modi, affidandosi senza avere un termine di paragone sulla qualità del servizio. Questo è un dato di fatto. Certo, alcune cose dovrebbero balzare agli occhi, per esempio se il professionista passa il tempo al computer invece che guardarci in faccia, ma credetemi se vi dico che nonostante questo esistono persone che hanno continuato ad andare da personaggi di tale spessore per anni, nonostante il "professionista" in questione si facesse gli affacci suoi su facebook (caso realmente esistito, ahimè).
Questo mi spinge oggi a dirvi che deve esserci un termine di paragone, e informarsi è il primo passo.
Quando entriamo in un ristorante ci rendiamo subito conto se quello che abbiamo di fronte è all'altezza delle nostro esigenze, perché siamo già stati in altri ristoranti, magari abbiamo visto Masterchef e siamo degli attenti osservatori in merito a impiattamenti e materie prime. Qualunque persona che abbia girato un po' sa riconoscere un ristorante scadente da uno di livello, così come un ristorante modesto che fa buona cucina, da uno di alta classe che rifila fregature.
Non si può dire lo stesso per chi si rivolge a un psicoterapeuta. Ecco quindi un vademecum, una guida Michelin psicologica per chi ha bisogno di un aiuto e non sa cosa aspettarsi.
Così come accade in Olanda e nel nord Europa, le professioni mediche sono valutate da questionari che il cliente deve compilare, dando un punteggio per le singole voci. Se il punteggio medio scende al di sotto di una certa soglia, il medico o psicologo è LICENZIATO in tronco. Fosse per me applicherei istantaneamente questo criterio per qualunque specialista della salute. Lavori bene? Vieni premiato. Lavori al di sotto dello standard? Fuori, e ringrazia di non dover pagare i danni per i casini che hai combinato. Sono per la meritocrazia in un paese anti-meritocratico per eccellenza, ma scusate se ho divagato, l'argomento mi sta a cuore.

Ma torniamo alla guida michelin psicologica: quali caratteristiche deve avere un bravo psicologo psicoterapeuta? 

che sia accogliente, ma non eccessivamente accomodante;
che sia disponibile ma non invadente;
che sia molto preparato ma non saccente;
che accolga senza giudicare;
che sappia ascoltare ma che non lasci parlare sempre l'altro;
che sappia capire le cose prima che le abbia capite chi ha di fronte;
che abbia una visione d'insieme che chi si rivolge a lui non ha;
che sia rapidissimo nel pensiero e nell'intuito;
che veda una via di uscita laddove gli altri non la vedono;
che sappia rendere semplici questioni complesse;
che mi ispiri fiducia fin dalla prima seduta;
che conosca almeno 3 modi diversi per risolvere il problema;
che dimostri coi fatti di tenerci sul serio ad aiutare la persona.

Come vedete ho messo il discorso efficacia negli ultimi posti, non perché non sia importante, ma per un fatto molto semplice: per raggiungere un obiettivo terapeutico serve tempo, solitamente (parlo per me) non moltissimo tempo, diciamo pure che in 10 sedute si fanno tantissime cose. Però in quelle 10 sedute bisogna riuscire a starci con quel terapeuta. E vi posso garantire che se non vi ispira fiducia, se non siete convinti, se non vi sentite capiti, e sentite che c'è qualcosa anche non va, i soldi della parcella inizieranno a pesarvi come un macigno.
Esistono poi persone che stanno con terapeuti coi quali stanno scomodi, andando avanti un po' come il paziente oncologico che fa le sedute di chemio: ci andrà di malavoglia dicendosi "a qualcosa servirà".  Dal mio punto di vista è il fallimento massimo del terapeuta e della terapia.
Ci sono persone che stanno con terapeuti molto empatici ma che non risolvono mai il problema, andandoci per anni a cadenza settimanale, perché non riescono a essere autonomi. Dal mio punto di vista, se dovessi giudicare un risultato del genere, sarebbe un disastro totale.
Ricordo svariati anni fa, come fosse ieri, una psicoterapeuta che accoglieva una sua paziente con dei baci sulle guance. Dopo ci disse "la seguo da diversi anni, ormai siamo diventate amiche".
D'istinto la prima cosa che mi viene da pensare è "se è diventata una tua amica, allora perché le chiedi soldi?".
Per come la vedo io una psicoterapia deve avere un termine, non può e non deve essere portata avanti a oltranza, prima di tutto per onestà intellettuale. Il fine ultimo della terapia è rendere la persona terapeuta di se stessa. Io, psicoterapeuta, sono il mezzo per raggiugnere un obiettivo più ampio, per fare in modo che nel minor tempo possibile, quella persona riesca a portare avanti la propria vita nel migliore dei modi senza avere bisogno di me. Accompagno le persone per un pezzo della loro vita, e finché avranno bisogno di me io ci sarò.
Alcuni devono sentirsi pronti per concludere una terapia, ecco allora che ci si lavora mettendo in atto una serie di stratagemmi, ma in tutto questo deve essere chiaro come il sole che la persona non dovrà mai dipendere da me.

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Alla prossima, cari amici.

Dott. Delogu

mercoledì 15 febbraio 2017

Lo studio dello psicoterapeuta: da Cagliari a New York.

Care lettrici e lettori,
l'arredamento dello studio di uno psicologo è un elemento importante. Accogliamo chi ha bisogno di aiuto in un luogo che deve trasmettere sicurezza, che deve farci stare comodi e a nostro agio. Se il saggio sulla montagna lo immaginiamo immerso nella semplicità e nella contemplazione, tra le rocce e le piante, lo stesso saggio in città non riceverebbe le persone su una poltrona sfondata e le sedie sgangherate. La saggezza deve tradursi in un'azione pratica effettiva, se rimane solo un'elucubrazione mentale perde il significato intrinseco.
Un arredamento decoroso dello studio è indispensabile per rispecchiare la professionalità dello psicoterapeuta. Ma detto ciò, tutti gli studi sono uguali? Esistono delle differenze tra lo studio di uno psicologo a Cagliari e quello di uno psicologo a Manhattan, o a Delhi?
L'arredamento dello studio in qualche modo rispecchia la personalità del terapeuta che ci lavora.
Ricordo all'inizio della mia professione quando stavo arredando il mio studio, mi trovai a scambiare informazioni con una collega. Le chiesi quale poltrona direzionale avesse scelto, e mi risposte "ma quale poltrona direzionale, 3 sedie prese dalla cucina vanno benissimo".
C'è chi usa la sedia a sdraio della nonna, chi si compra una chaise longue da 800€, o una di design da 2800. Personalità del terapeuta, oltre che disponibilità economiche, appunto.
Ma l'arredamento dipende anche da un'altra cosa, oltre che dalla testa e dal portafoglio:  dal contesto geografico culturale.
Ecco un esempio di uno studio classico americano


Noterete subito che il divano e la poltrona sono il nucleo centrale dello studio. Non c'è la scrivania, perché in America molti terapeuti la usano per riporre timbri o cancelleria varia. La terapia si fa in poltrona. 

Questo sotto è lo studio del dott. Michael Ritter, psicologo di New York. Nel suo sito mette questa foto


Ancora una volta 2 poltrone di cui una col pouf,  e il divano a 3 posti. Noterete come la scrivania sia usata in modo diverso da come la usiamo qui.

Studio della psicologa Dr. Live Hviid di Boston. 

Classico setting da film, questa volta un bel parquet fa da sfondo a 2 poltrone. Tavolino in vetro, molto elegante ospita una lampada dalla silhouette artistica. Strategico l'orologio sopra la poltrona del paziente. Ho scoperto poi che sui cuscini c'è tutto uno studio e un lavoro di personalizzazione, per noi impensabile.


Studio dello scomparso psicanalista Martin Bergman, professore di psicologia all'università di New York.  da buon psicanalista sta alle spalle del paziente che dovrà sdraiarsi sul lettino di freudiana memoria. Studio bellissimo, curato in ogni dettaglio, con una vista da film, da togliere il fiato. Top assoluto. Guardate sotto.


E in Italia?
La scrivania assume generalmente un luolo dove accogliere le persone. Alcuni colleghi utilizzano delle poltrone e divano come fulcro della terapia, sullo stile americano, mentre altri no. Non saprei dire statisticamente quanti usino i divani e quanti usano la scrivania, potrei essere una voce fuori dal coro senza saperlo, ma ne dubito. Posso dire che ciò che entra in gioco è una questione di orientamento di psicoterapia, modus operandi, ma anche di spazi e disponibilità economiche.

Qui sotto potete osservare lo Studio della collega psicoterapeuta breve strategica Lucia Recchione a Roma. Potete osservare la presenza di una scrivania con sedie, queste ultime talvolta assenti negli studi americani, e un'area con divano e poltrona alle spalle. La dott.ssa Recchione mi ha spiegato in proposito che "la scrivania è un luogo non contemplato durante le sedute se non per i saluti finali e per fissare l'appuntamento successivo. Lo spazio principale del dialogo si svolge nella zona del divano/poltrona". Questo conferma che il setting americano viene usato anche qui da noi. 





Sotto: uno degli studi del centro psicologia di monza. Uno scrittoio noce anticato con di fronte 2 sedie per accogliere le persone. Sullo sfondo potete osservare un'area divanetti con un tavolino intonato col parquet. Si intravede una chaise longue Le Corbusier sulla destra. Lo scrittoio, più che scrivania, lascia intendere un uso transitorio e decentrato rispetto al nucleo della terapia.




Se ci avete fatto caso, nella serie TV in treatment il bravissimo Sergio Castellitto che interpreta uno psicoterapeuta, ha uno studio pressoché identico alla serie originale americana, a sua volta ispirata al format israeliano. 





In conclusione vi presento la mia scelta di arredamento personale: sotto, quella che in inglese prende il nome di lounge chair, per l'ipnosi, con accanto lampada a stelo, indispensabile per creare un'atmosfera tenue al calare della sera. Sulla parete sinistra il dipinto di una spiaggia, donatomi da una mia paziente.


Sotto: il nucleo dove si svolge il mio lavoro. La scrivania ad arco in vetro temprato si contrappone al dipinto "Yellow-red-blue" di Kandinsky. Sullo sfondo un elemento essenziale per me: la lavagna magnetica sulla quale rappresentare e schematizzare la struttura della terapia.


Sotto: particolare della scrivania ad arco con sotto un prezioso tappeto Nain persiano sulla cornice del parquet. Un'elegante pianta si erge su di un vaso in resina tondo. Nulla è stato lasciato al caso.
Aggiornamento 25/02/2017 : le sedie e la poltrona verranno sostituite in questi giorni. 







Mi piace considerare il fatto che i colleghi delle altre parti del mondo adoperino strategie e modus operanti che ci accomunano. Molti colleghi americani sono eclettici, specializzati in più orientamenti, come me. In Italia per ragioni principalmente economiche e culturali, moltissimi psicoterapeuti sono specializzati in un'unico orientamento, a discapito dell'efficacia. Nessun orientamento è a prova di bomba, e qualunque paradigma teorico ha degli svantaggi. Conoscere più orientamenti significa colmare le lacune del singolo. Io ne conosco almeno 5.
E sono convinto che per essere efficaci bisogna essere sempre 1 passo avanti rispetto alla persona che abbiamo di fronte, sapere sempre cosa fare, prevedere ciò che accadrà, anticipare le reazioni. Essere alla stessa velocità mentale del paziente significa venire sconfitti, che si traduce in terapie che durano 10 anni e non portano ad alcun risultato concreto.

Dott. Delogu

venerdì 10 febbraio 2017

Comunicare con la mente inconscia: levitazione della mano. Seminario esperienziale. !

Care lettrici e lettori
spero stiate tutte/i bene, col cuore.
Questa volta vorrei parlarvi di un sistema per comunicare con la mente inconscia, come la chiamava Milton Erickson. A tutti sarà capitato di avere un mal di pancia legato al nervosismo. 
Il funzionamento è che uno stress ambientale o interno nostro, legato a pensieri negativi, attraverso il sistema parasimpatico viene scaricato nel corpo, nella fattispecie nel tratto gastrointestinale, definito come "seconda sede del cervello". La componente adibita a questa trasformazione psicosomatica, dagli psicanalisti viene chiamata "inconscio", mentre per chi aveva un approccio assai differente, come il padre dell'ipnosi moderna Milton Erickson, la chiamava mente inconscia, proprio per differenziarla dalla prima topica freudiana e la metafora dell'iceberg, che tutti voi conoscerete. 
Attraverso l'ipnosi è possibile entrare in contatto con quella parte della mente.
Il tema dell’incontro, che si terrà giovedì 23 febbraio alle ore 16:00 in via Dante 16 a Cagliari, sarà quindi “Comunicare con l’inconscio attraverso l'ipnosi”. Attraverso il fenomeno ipnotico della levitazione della mano (cercate su google "arm levitation" per chi volesse quale informazione in più) avrete l’occasione di comunicare con quella parte della mente che va oltre la razionalità, quella che mette in atto gli attacchi di panico, o, come detto prima, un disturbo psicosomatico, o ci fa innamorare quando sappiamo razionalmente che quella persona è “sbagliata”. Tutto ha un perché, e la mente inconscia funge da mediatore tra doveri appresi culturalmente e nostri bisogni inespressi. E’ possibile comunicare con quella parte, altrimenti difficilmente accessibile, con il fenomeno della levitazione della mano, nella quale la mano e il braccio si muoveranno da soli, senza alcun controllo volontario. 
Siete curiosi o increduli come lo ero io anni fa? 
Bene, ci vediamo al seminario e vi racconterò la mia esperienza, oltre che a farvi collaudare il sistema.   
Ricordo che la partecipazione è aperta la pubblico e la quota di partecipazione è di 20€, di cui una parte verrà devoluta in beneficienza alla LILA per i suoi scopi umanitari.
In allegato trovate le specifiche nella locandina. 



lunedì 16 gennaio 2017

Seminario esperienziale: ipnosi a Cagliari 26 gennaio 2017.

Care lettrici e lettori,
siamo il risultato di condizionamenti familiari, comportamenti appresi in passato, aspettative su ciò che siamo e come dobbiamo comportarci. Il nostro presente è la sommatoria di tutte le esperienze del passato e in parte dell'aspettativa verso il futuro. Il desiderio di cambiare la nostra vita ci consente di mettere da parte il nostro passato e di convogliare le nostre energie verso il cambiamento.
Ma al di là di questo, chi siamo noi veramente? Spogliati dai condizionamenti sociali, cosa rimane di noi? In condizioni normali non è possibile decondizionarsi dal passato, perché fa parte del nostro essere, ma in stato ipnotico è possibile arrivare al nucleo centrare, e riscoprire la parte più intima e profonda del nostro Io.
Faccio un esempio: immaginiamo una persona in procinto di sposarsi, che dentro di sé sente una vocina che gli dice "rallenta, fermati, non farlo, non è la persona giusta". Pensiamo ora che questa persona sia talmente invischiata nelle aspettative del partner, dei genitori di lei, di lui, da non trovare il coraggio per tirarsi indietro. Quindi mette a tacere quella voce, entrando nell'unica ottica accettabile, ossia che i problemi da sposati miglioreranno.
Decondizionarsi significa in alcuni momenti mettere in pausa quel flusso di pensieri, paure, aspettative e sensi di colpa, per focalizzarsi unicamente su ciò che vogliamo e siamo veramente.
Con l'ipnosi ciò è possibile, ed è su questo che verterà il seminario esperienziale  che si terrà il giorno giovedì 26 gennaio 2017 alle ore 16, in via DANTE,16  presso la sede della LILA. Ricordo che la partecipazione è aperta al pubblico e la quota di partecipazione è di 20€, di cui una parte verrà devoluta in beneficienza alla LILA per i suoi scopi umanitari.
Qualcuno chiamerebbe questo una parte del "primal deconditioning process", i cui corsi in varie parti del mondo sono dei full immertion intensivi giorno e notte per 9 giorni, con il divieto di avere qualunque tipo di contatto con l'esterno durante il corso. 
Ma si tratta di altri mondi, ci sarebbe molto da dire da raccontare, e avremo modo di discuterne ampiamente nel seminario, dopo l'esperienza ipnotica.
Chiamatemi o mandatemi una mail per prenotarvi.   

Dott. Delogu