Care lettrici e lettori,
siamo tutti diversi, e ciascuno di noi ha un proprio modo di comunicare che dipende principalmente dall'educazione avuta nella famiglia di origine. Se abbiamo respirato urla e litigi fin da piccoli, le cose sono due: o ci distanzieremo in modo diametralmente opposto da quella modalità di comunicazione, oppure sarà più forte di noi: sentiremo una spinta a ripetere in automatico quei comportamenti simili a quelli del genitore. Si chiamano cicli interpersonali, e non lasciano scampo, non vanno mai in ferie, non ci danno mai tregua.
Ma una psicoterapia ben fatta può rovesciare le sorti della partita, e slegarci dagli effetti negativi della nostra infanzia, basta avere le giuste tecniche e la rapidità di pensiero giusta per capire tutto in poche sedute e non in pochi mesi.
Ma seguitemi, ed entriamo insieme nel vivo della faccenda.
Ci sono famiglie castranti che vietano ai figli di esprimere certe emozioni, tirando su persone che vivranno nella paura di ferire l'interlocutore, perchè partono dal presupposto che i diritti dell'altro sono superiori ai miei.
Ricordo che venne da me una persona che aveva un grosso problema ortopedico a un piede, causato da una signora che inavvertitamente le aveva piantato il tacco a spillo sul dorso del piede, trafiggendoglielo. La signora in questione, si accorse appena di aver provocato un danno permanente alla malcapitata, e se ne andò continuando la sua bella vita.
In un universo parallelo, la persona che era venuta da me avrebbe potuto fare moltissime azioni, come mettersi a urlare, denunciare quella coi tacchi a spillo e chiederle un risarcimento da capogiro.
La mia paziente invece non fece niente, strozzò un lamento, e quella col tacco assassino proseguì per la sua strada. La poveretta dovette essere sottoposta poi a svariati interventi chirurgici, questo giusto per far capire la gravità della situazione.
Questo stile comunicativo si chiama passivo, e vale la regola che è preferibile tenersi il dolore piuttosto che offendere l'altro. Il paradosso delle persone passive, è che poi tendono a giustificare l'altro "magari non l'ha fatto apposta", e a dare la colpa a se stessi "ero io distratta".
Capite bene che di fronte a certe situazioni serve un intervento terapeutico molto deciso e a lungo termine perché si tratta di ristrutturare la personalità.
La maggior parte delle volte però le persone passive lo sono per metà: aggressive in certe situazioni (di maggiore comfort) e passive in altre dove non si sentono a casa. Per capirci meglio, persone che urlano contro i genitori, ma che si fanno prendere a urla dagli amici o dagli estranei.
Chi è bloccato in un unico stile comunicativo, ne è sempre schiavo. La persona che venne da me non aveva altre risorse, non conosceva altri modi per reagire in quella situazione. Non avrebbe saputo quali parole usare, che tono adottare, perché era una persona mite, avvezza più all'evitamento che allo scontro. In parole povere era bloccata in un unico stile.
Sbloccare il proprio modo di comunicare significa essere liberi di dire le cose come vogliamo, a nostra scelta, e avere sempre a disposizione almeno 5 modi diversi per dire la stessa cosa.
Vi propongo quindi i 5 segreti per essere diretti nella comunicazione, politicamente scorretti, ve lo dico subito.
1) Non pensare a cosa può pensare l'altro. E' un problema suo, non nostro. Nel mio lavoro invece devo sempre essere consapevole di quale effetto potrebbero avere certe parole sul mio interlocutore. Ma voi non siete me, e potete anche dire le cose dritte senza preoccuparvi del resto.
2) Meno è meglio. Meno parole si usano, più chiaro è il concetto. Semplice, no?
3) Non scusarsi in anticipo. Essere diplomatici è un conto, ma tappezzare l'interlocutore di giustificazioni per alleggerire l'impatto di quello che vorremmo dire, è da vili. Se il sarto ha sbagliato le misure e l'abito non mi sta, bisogna avere il dovere morale di dirgli le cose come stanno, evitando come la peste cose fantozziane tipo "mi scusi, magari l'ho provato male io". E che diamine! Le situazioni in cui dobbiamo scusarci sono veramente rare, tutte le altre sono menate inutili per nasconderci dietro un dito, e mostrare tutta la nostra insicurezza.
4) Frequentare persone assertive, evitare le persone passive. Siamo tutti condizionabili, e se usciamo con una persona passiva, dovremo fare una fatica doppia per essere diretti con gli altri rispetto a quando usciamo con uno che è il doppio più assertivo di noi.
5) Esporsi, sempre. Dire le cose dritte implica avere coraggio, una buona dose di egoismo, ma soprattutto bisogna uccidere i sensi di colpa. Esercitarsi dal vivo ogni giorno è il metodo più rapido ed efficace per limare il terrore che l'altro stia male per colpa nostra.
6) BONUS OMAGGIO - Attenti alle giustificazioni che nascondono la paura. Certe persone fanno così, piuttosto che dire apertamente qualcosa di scomodo, preferiscono raccontarsi la balla che "non voglio creare situazioni imbarazzanti". Questo da un lato nasconde una certa dose di passività: se qualcosa va storto, perché non l'hai detto subito? Dall'altra rivela che l'unica modalità che la persona ha di dire cose scomode è facendo polemica ed essendo eccessivamente pedanti e accusatori.
E questo è il lato opposto della passività: l'aggressività. Non di meno questa persona è ugualmente schiava del proprio stile, al punto che preferisce la passività al piantare una grana che prenderebbe derive poco piacevoli per tutti.
Essere diretti non vuol dire essere aggressivi, giudicanti, lamentosi. Significa dire le cose in modo assertivo. Se compro il giornale con l'allegato omaggio, e il giornalaio mi dà il giornale SENZA allegato, io lo vedo, sto zitto e me ne vado, ho un problema di comunicazione che mi creerà problemi. E questo vale anche se dopo diverse ore torno lì sbattendogli il giornale in faccia e pretendendo ciò che non mi ha dato.
Esistono altri 5 modi diversi per dire le cose, non siate più schiavi del vostro stile.
Dott. Delogu
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