Chi si approccia all'ipnosi per smettere di fumare, non sempre ha le idee chiare su cosa andrà a fare, e spesso è vittima di pregiudizi basati su film e narrativa, che non fanno altro che creare aspettative elevatissime, nel nostro caso dannose.
Vi spiego perché.
Nell'ipnosi da palcoscenico, in inglese stage hypnosis le aspettative di un potere sovrannaturale creano di fatto quel fortissimo potere suggestivo di gruppo che fa sì che i migliori soggetti ipnotici aderiscano alla suggestione del comedian hypnotist, influenzando gli altri.
Se cliccate nel link di sopra potrete vedere numerosi video di ipnotisti da palco americani. Ricordo che in America e in Inghilterra, la professione di ipnoterapista è aperta a chiunque e non riservata a medici e psicologi, infatti gli ipnoterapisti esteri non possono fare psicoterapia.
Nell'ipnosi clinica le cose stanno in modo molto diverso: non esiste la coercizione mentale, l'obbligare qualcuno a fare qualcosa contro la propria volontà, ma esiste la cooperazione.
Qualcuno che vuole smettere di fumare ancora si aspetta una magia che cambi all'istante il nostro modo di vedere, pensare, percepire la realtà. Signori, svegliatevi: è solo fantasia. E chi propone l'ipnosi in questo modo, mente sapendo di mentire.
Ma cos'è allora l'ipnosi e come funziona per smettere di fumare?
I fumatori, per quanto siano dipendenti tutti dalla stessa sostanza, non sono tutti uguali. Questo spiega il perché non esiste un sistema universale che funzioni su tutti.
Il motivo risiede in realtà in un'altra domanda: perchè molti ex eroinomani smettono di usare l'eroina, la coca, il crack, l'mdma (cosiddette "droghe pesanti") ma non riescono a smettere di fumare?
Perché ci sono persone che smettono letteralmente da un giorno all'altro, e altri che provano e riprovano senza mai riuscire?
Carattere debole? Scarsa forza di volontà?
Un manager di alto livello direste che è senza forza di volontà?
Forse non lo vuole veramente?
Questa è una parte della verità: il fumatore è sempre scisso, da una lato desidera fortemente smettere, dall'altro resiste a qualunque tentativo esterno di farlo smettere.
Il fatto che sia una dipendenza socialmente accettata e condivisa la rende molto difficile da scalfire, ma più di tutto ciascuno di noi riversa sulla sigaretta cose diverse. C'è chi la usa come scarico di tensioni altrimenti difficili da gestire, chi fuma per passare il tempo ma senza convogliare nella sigaretta fattori emotivi. I primi dovranno trovare un sostituto per scaricare le tensioni, prima di smettere; i secondi, forse, smetteranno quando decideranno che è giunto il momento, e troveranno qualcosa di impegnativo da fare. Altri ancora smetteranno ma rimpiangendo il piacere che dava la sigaretta. Allen Carr li chiama "i martiri".
Quando in letteratura di parla di dipendenze, si sente parlare anche di comorbilità, che significa patologie concomitanti la dipendenza dalle sigarette. Certi fumatori hanno altri problemi psicopatologici che vanno ben oltre il fumo, e questo non è mai da sottovalutare.
Un disturbo psichiatrico si fonde alla dipendenza dalle sigarette, rendendo la cosa un'unica entità. Pensiamo al disturbo ossessivo-compulsivo, alla depressione etc.
Per alcune persone se non si tratta il problema psichiatrico alla base, il sintomo fumo non cesserà mai. Per altre, se non si risolvono dinamiche familiari che innescano il circolo del fumo (fumo per farmi male, fumo per punirmi, fumo per prendermi un momento per me etc).
L'ipnosi è una forma di terapia che può disinnescare l'istinto di fumare con tecniche specifiche. Diverse persone durante e dopo la terapia perdono interesse verso il fumo, altre sviluppano un senso profondo di disgusto e smettono di fumare.
Avete capito: smettono di fumare.
Con altre invece l'effetto dell'ipnosi viene annullato dai vantaggi emotivi del fumare.
In queste persone si verifica un conflitto interno tra l'impulso potenziato da cause psichiche a fumare, e la suggestione ipnotica. Se a casa è un litigio continuo, fumo come un turco e so che mi fa male, pensate che l'ipnosi possa fare in modo che tornando in quel clima familiare la persona non fumi mai più? Non funziona così, e in una situazione del genere qualunque tentativo è destinato a fallire se non si cambia prima l'ambiente e le dinamiche interne.
Il discorso come avrete capito è complesso, ma meglio saperle prima queste cose.
Gli studi scientifici hanno dimostrato che l'efficacia maggiore la si ottiene con 5 sedute di ipnosi, non di meno e non di più.
Mi stupisco molto quando ci sono persone che fanno 1 seduta del pacchetto di 5 sedute per smettere di fumare e poi mollano perché non vedono risultati (che potrebbero giungere anche alla 4° o 5° seduta). Riflettiamo: se queste persone avessero un tumore, farebbero 1 seduta di chemio/radio e mollerebbero?
O forse andrebbero avanti nonostante terribili effetti collaterali quali nausea, vomito, perdita dei capelli, stanchezza infinita e nessun risultato tangibile nel breve termine?
Sono certo che se anche scegliessero di non fare la chemio, qualcosa comunque farebbero, non si lascerebbero morire. Il fumatore che fa 1 seduta del pacchetto e molla, continua a fumare senza reagire.
Voi sapete il legame che c'è tra tumore e fumo, e bisogna riflettere sul perché ci siano comportamenti così contraddittori.
Dott. Delogu
Ipnosi e psicoterapia a Cagliari
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Tel. 3473095315 Mail: g.delogu@me.com
Studio: via Tuveri, 72 Cagliari (CA)
Sito: www.giovannidelogu.it
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martedì 23 settembre 2014
martedì 2 settembre 2014
Verificare le credenziali per evitare fregature: istruzioni per l'uso.
Buonasera lettori,
un post diverso dal solito per aprirvi gli occhi su certe realtà a cui bisogna fare molta attenzione.
Prima di contattare un professionista psicologo è bene verificare che le competenze che egli dichiara siano veritiere.
Come fare?
Prendiamo il mio esempio, io sono uno psicologo psicoterapeuta specializzato in psicoterapia ipnotica ericksoniana e terapeuta EMDR 2° livello.
1) sul sito dell'ordine nazionale degli psicologi, esattamente Qui compilando il form e inserendo nome e cognome, troverete le informazioni ufficiali aggiornate. Questo è il risultato della ricerca inserendo il mio nome e cognome. Come vedete compare la dicitura "psicologo psicoterapeuta".
Fate questa ricerca per qualunque collega vogliate contattare. Se chi si dichiara "psicoterapeuta" ma da una ricerca sul sito succitato non compare, significa che non è specializzato, e la cosa è deontologicamente scorretta. Chiamate immediatamente l'ordine degli psicologi per capire se c'è un problema.
2) La specializzazione in psicoterapia è indispensabile per esercitare la professione di psicoterapeuta.
E' necessario però informarsi sul tipo di specializzazione. Io mi trovo qui (specializzazione in psicoterapia ipnotica) e qui. (specializzazione in EMDR). Qualcuno scrive apertamente in cosa è specializzato, altri no. E' bene informarsi prima sull'approccio per evitare di incappare in terapie decennali o approcci che per noi non vanno bene.
3) qualunque altro titolo va verificato accuratamente.
Esempio: il titolo di PROFESSORE ORDINARIO DI PSICOLOGIA CLINICA è un titolo universitario al quale si accede per concorso, dopo aver scalato la vetta partendo da ricercatore, professore a contratto e infine arrivare al vertice della carriera universitaria di docente ordinario. Non è roba da poco, per intenderci. Trovate tutto spiegato qui.
Come verificarlo? Molto semplice: i professori ordinari sono pochi, quindi è sufficiente digitare nome e cognome su google, e il primo indirizzo che compare sarà quello dell'università.
Esempio: se cerco Gabriele Finco su google, come primo risultato mi darà il sito dell'università di Cagliari che recita "docente di ruolo di 1 fascia".
Stesso discorso per chi si dichiara "ricercatore". Se cerchiamo il nome di Diego Lasio, il primo sito che fornirà google sarà dell'università di Cagliari, che riporterà la dicitura "ricercatore". Bisogna tenere conto però che chi sta facendo il dottorato di ricerca, non compare sul sito dell'università.
Il sito dell'università non mente.
Ma cosa succede se qualcuno si dichiara "professore ordinario di psicologia clinica e dello sviluppo" senza specificare l'università e in assenza di risconti esistenti su google?
Non vorrei mai che nessuno di voi diventasse un pinocchio tra le grinfie del gatto e della volpe.
Quindi occhi aperti, mi raccomando.
Dott. Delogu
venerdì 1 agosto 2014
EMDR: ne parla il corriere della sera
E' recentissimo l'articolo comparso sul sito del Corriere della Sera, nella sezione neuroscienze, che vi invito a cliccare. Uno studio svolto da ricercatori tedeschi dell'università di Colonia pubblicato sulla rivista scientifica Brain Behaviour, ha dimostrato con risultati statisticamente significativi (parliamo di evidenza scientifica, ergo non è effetto placebo) che:
"(con l'EMDR), rivivere le immagini di ricordi autobiografici negativi ne riduce l’intensità emotiva e la forza vivida, e il movimento degli occhi impedisce che a queste vengano associati pensieri intrusivi di future catastrofi tipiche del pensiero ansioso, ciò che nel linguaggio comune viene chiamato “pensiero da menagramo”. Quindi l’EDMR ridurrebbe sia l’ansia di stato che quella di tratto".
Nell'articolo di sopra viene spiegato che con l'EMDR si "forza" la mente a elaborare le informazioni traumatiche "congelate" attraverso la stimolazione bilaterale dei sue emisferi (seguire le dita o il tapping sulle mani). Il modello di riferimento di neuropsicologia cognitiva su cui poggia l'EMDR è quello dell'elaborazione centrale dell'informazione: per chi volesse approfondire cliccate qui.
Stiamo parlando, signori, di una forma di psicoterapia breve, validata scientificamente, specifica per i traumi e per i disturbi indotti da traumi (attacchi di panico, fobie, disturbi sessuali, etc).
Parafrasando le conclusioni dei ricercatori, elaborando i ricordi e immagini disturbanti del passato, presente e futuro, si fa in modo che al presentarsi di un evento esterno in precedenza ansiogeno, non si abbiano più (inteso come mai più) quei pensieri e quelle reazioni fisiologiche che costituivano il disturbo. In poche parole si risolve il problema.
In quanto tempo? Poco, potrebbero bastare anche 10 sedute.
La panacea per tutti i mali quindi?
No, nella mia esperienza personale di pratica clinica l'EMDR è uno strumento solido applicabile ad ampio raggio ma con le dovute distinzioni e accorgimenti. Questo per dire che non è il coltello da chef a fare un buon cuoco, ma certamente un coltello non affilato rende impossibile la preparazione di molti piatti. Oltre alla solidità del metodo, che è evidenziato dalle ricerche, variabili aspecifiche entrano in gioco nell'efficacia complessiva: la preparazione del terapeuta (quanti terapeuti EMDR hanno fatto solo il 1° livello di EMDR? E quanto il non aver frequentato il 2° livello ne limita l'efficacia? Parecchio, credetemi), la personalità, l'intuito clinico, l'Insight del terapeuta. Queste cose unite a uno strumento (a mio avviso straordinario) come l'EMDR, ne aumentano l'efficacia.
Una volta identificato il metodo, scegliete un terapeuta che vi trasmetta competenza e fiducia, è molto importante. Affidatevi poi a lui sulle scelte tecniche migliori per risolvere il vostro problema: ricordatevi che la psicoterapia la si fa in 2, e che in ogni situazione dovrete partecipare attivamente (Sì, anche con l'EMDR).
Sempre a vostra disposizione.
Dott. Delogu
"(con l'EMDR), rivivere le immagini di ricordi autobiografici negativi ne riduce l’intensità emotiva e la forza vivida, e il movimento degli occhi impedisce che a queste vengano associati pensieri intrusivi di future catastrofi tipiche del pensiero ansioso, ciò che nel linguaggio comune viene chiamato “pensiero da menagramo”. Quindi l’EDMR ridurrebbe sia l’ansia di stato che quella di tratto".
Nell'articolo di sopra viene spiegato che con l'EMDR si "forza" la mente a elaborare le informazioni traumatiche "congelate" attraverso la stimolazione bilaterale dei sue emisferi (seguire le dita o il tapping sulle mani). Il modello di riferimento di neuropsicologia cognitiva su cui poggia l'EMDR è quello dell'elaborazione centrale dell'informazione: per chi volesse approfondire cliccate qui.
Stiamo parlando, signori, di una forma di psicoterapia breve, validata scientificamente, specifica per i traumi e per i disturbi indotti da traumi (attacchi di panico, fobie, disturbi sessuali, etc).
Parafrasando le conclusioni dei ricercatori, elaborando i ricordi e immagini disturbanti del passato, presente e futuro, si fa in modo che al presentarsi di un evento esterno in precedenza ansiogeno, non si abbiano più (inteso come mai più) quei pensieri e quelle reazioni fisiologiche che costituivano il disturbo. In poche parole si risolve il problema.
In quanto tempo? Poco, potrebbero bastare anche 10 sedute.
La panacea per tutti i mali quindi?
No, nella mia esperienza personale di pratica clinica l'EMDR è uno strumento solido applicabile ad ampio raggio ma con le dovute distinzioni e accorgimenti. Questo per dire che non è il coltello da chef a fare un buon cuoco, ma certamente un coltello non affilato rende impossibile la preparazione di molti piatti. Oltre alla solidità del metodo, che è evidenziato dalle ricerche, variabili aspecifiche entrano in gioco nell'efficacia complessiva: la preparazione del terapeuta (quanti terapeuti EMDR hanno fatto solo il 1° livello di EMDR? E quanto il non aver frequentato il 2° livello ne limita l'efficacia? Parecchio, credetemi), la personalità, l'intuito clinico, l'Insight del terapeuta. Queste cose unite a uno strumento (a mio avviso straordinario) come l'EMDR, ne aumentano l'efficacia.
Una volta identificato il metodo, scegliete un terapeuta che vi trasmetta competenza e fiducia, è molto importante. Affidatevi poi a lui sulle scelte tecniche migliori per risolvere il vostro problema: ricordatevi che la psicoterapia la si fa in 2, e che in ogni situazione dovrete partecipare attivamente (Sì, anche con l'EMDR).
Sempre a vostra disposizione.
Dott. Delogu
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Dott. Giovanni Delogu
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domenica 13 luglio 2014
Ipnosi al posto dell'anestesia generale: questa volta è un defibrillatore automatico
E' di questi giorni una notizia che ha dell'incredibile: una donna a Oristano è stata sottoposta a un intervento per l'impianto di un defibrillatore, solo che al posto di fare l'anestesia generale si è ricorsi a una speciale forma di suggestione per non sentire il dolore: l'ipnosi.
Viene riportato nell'articolo: “Tutto si è svolto come di routine per ciò che riguarda l’intervento, la peculiarità ha riguardato la parte introduttiva quando gli ipnologi, parlando alla paziente attraverso delle cuffie auricolari (foto sulla sinistra, ndr), l’hanno fatta cadere in un stato di ipnosi profonda, un processo che ha richiesto circa venti minuti”, hanno raccontato i medici che hanno eseguito l’operazione. L’intervento è durato circa un’ora e al termine la paziente ha dichiarato di ricordare tutto, ma di non aver sofferto. - See more at: http://www.sardegna24news.it/2014/07/11/intervento-con-lipnosi-a-oristano-la-prima-sperimentazione-sarda-48006/#sthash.V4CQWPSx.dpuf
Realtà o fantasia?
Bene, signori, questa volta è la realtà, e sono i giornali locali che parlano al posto mio, ecco le prove:
Unione Sarda
Sardegna24 News
La Gazzetta.net
La nuova Sardegna
Si parla di "sperimentazione innovativa", e questo è certamente vero in Sardegna e per il tipo di intervento, ma non bisogna dimenticare che John Esdaile nel 1845 impiegò l'anestesia ipnotica in migliaia di interventi chirurgici, come già discusso qui.
L'ipnosi è una pratica sicura nelle mani di professionisti con titoli adeguati ed esperienza certificata, che sanno riconoscere e selezionare i candidati idonei a sperimentazioni del genere.
Perché va da sé che se l'anestesia ipnotica non viene utilizzata in prima linea come procedura standard di anestesia negli interventi chirurgici, un motivo c'è, e sinceramente i motivi sono più di uno.
a) Per sviluppare un'anestesia ipnotica bisogna essere dei buoni soggetti ipnotici. Non tutte le persone arrivano a sviluppare quel tipo di dissociazione, e l'unico modo per scoprirlo è provare con alcune sedute preliminari.
b) per alcuni tipi di intervento come i trapianti o l'appendicectomia, l'ipnosi non si può utilizzare per ragioni di carattere medico: la tipologia dell'intervento è incompatibile con uno stato di coscienza modificato.
c) esistono dei rischi oggettivi: l'andamento della trance ipnotica non è lineare, ma ha un andamento a yo-yo, con punte che sfiorano livelli profondi di ipnosi e altri livelli più superficiali. Il rischio, specie in interventi di lunga durata, è che la trance si alleggerisca e il soggetto di risvegli. E' un rischio calcolato che si può prevenire con un buon lavoro preparatorio di rapport tra ipnotista e soggetto ipnotizzato, e sapendo esattamente cosa si sta facendo e perché. Difatti le persone sottoposte all'anestesia ipnotica, di fatto non avevano scelta per problemi di allergia all'anestetico.
Questo per spiegare che non è un gioco, non è un trucco né una magia: è una pratica che richiede preparazione, grande competenza di ipnosi medica e un pizzico di fortuna per scongiurare complicazioni (pur sempre di intervento si tratta).
A questo punto ritengo meritino un approfondimento le parole riportate dalla paziente, cui seguirà una mia personale esegesi:
"“Mentre mi operavano la mia mente è andata in un luogo della mia prima infanzia, la roccia ‘Culunzu pertuntu’ di Ardauli: era un posto familiare, dove la mia mente ha scelto di rifugiarsi perché mi trasmetteva serenità. Allo stesso tempo – prosegue la Ibba nello straordinario racconto dell’operazione sotto ipnosi – sentivo i due medici che mi parlavano, sentivo le mani del chirurgo e la pressione sul mio torace, ho sentito anche quando mi hanno sistemato il pacemaker e messo i punti. Percepivo tutte queste sensazioni senza provare dolore e allo stesso tempo osservavo il mio corpo dall’alto e vedevo con precisione cosa accadeva in sala operatoria”.
Il posto familiare dove rifugiarsi è una nota tecnica chiamata safe place o secure place, in italiano posto sicuro, e serve esattamente a ciò che ha riferito la signora nelle righe sopra: a trasmettere sicurezza e serenità, quindi qualità affettive. Vedere il corpo dall'alto è un'esperienza comune in vari fenomeni mistici ed esoterci, come i viaggi astrali, viaggi fuori dal corpo, near death experience (NDE), replicabile in ipnosi nei buoni soggetti ipnotici, utilizzando un fenomeno ipnotico chiamato "dissociazione mente-corpo". In questo caso la suggestione data è di uscire dal proprio corpo e osservarsi dall'alto, congiuntamente a un'amnesia selettiva o parziale, per cui la persona avrebbe sentito tutte le sensazioni eccetto il dolore.
E' stato un pieno successo, quindi non resta che congratularsi con l'intera equipe che ha permesso una simile procedura pionieristica.
In 8 anni che collaboro con la terapia del dolore dell'ospedale Brotzu ho trattato centinaia di casi di cefalea, fibromialgia, sindrome del colon irritabile, e in generale altre patologie con dolore cronico, per cui conosco bene a livello internazionale le tecniche usate e i vari campi di applicazione.
Non può che farmi piacere la risonanza mediatica che sta avendo l'ipnosi medica in ambito chirurgico.
Spero che sia l'imput per ampliare il livello di informazione, e schiodare per una buona volta il concetto di ipnosi dalla figura del Giucas Casella nazionale.
Dott. Delogu
Viene riportato nell'articolo: “Tutto si è svolto come di routine per ciò che riguarda l’intervento, la peculiarità ha riguardato la parte introduttiva quando gli ipnologi, parlando alla paziente attraverso delle cuffie auricolari (foto sulla sinistra, ndr), l’hanno fatta cadere in un stato di ipnosi profonda, un processo che ha richiesto circa venti minuti”, hanno raccontato i medici che hanno eseguito l’operazione. L’intervento è durato circa un’ora e al termine la paziente ha dichiarato di ricordare tutto, ma di non aver sofferto. - See more at: http://www.sardegna24news.it/2014/07/11/intervento-con-lipnosi-a-oristano-la-prima-sperimentazione-sarda-48006/#sthash.V4CQWPSx.dpuf
Realtà o fantasia?
Bene, signori, questa volta è la realtà, e sono i giornali locali che parlano al posto mio, ecco le prove:
Unione Sarda
Sardegna24 News
La Gazzetta.net
La nuova Sardegna
Si parla di "sperimentazione innovativa", e questo è certamente vero in Sardegna e per il tipo di intervento, ma non bisogna dimenticare che John Esdaile nel 1845 impiegò l'anestesia ipnotica in migliaia di interventi chirurgici, come già discusso qui.
L'ipnosi è una pratica sicura nelle mani di professionisti con titoli adeguati ed esperienza certificata, che sanno riconoscere e selezionare i candidati idonei a sperimentazioni del genere.
Perché va da sé che se l'anestesia ipnotica non viene utilizzata in prima linea come procedura standard di anestesia negli interventi chirurgici, un motivo c'è, e sinceramente i motivi sono più di uno.
a) Per sviluppare un'anestesia ipnotica bisogna essere dei buoni soggetti ipnotici. Non tutte le persone arrivano a sviluppare quel tipo di dissociazione, e l'unico modo per scoprirlo è provare con alcune sedute preliminari.
b) per alcuni tipi di intervento come i trapianti o l'appendicectomia, l'ipnosi non si può utilizzare per ragioni di carattere medico: la tipologia dell'intervento è incompatibile con uno stato di coscienza modificato.
c) esistono dei rischi oggettivi: l'andamento della trance ipnotica non è lineare, ma ha un andamento a yo-yo, con punte che sfiorano livelli profondi di ipnosi e altri livelli più superficiali. Il rischio, specie in interventi di lunga durata, è che la trance si alleggerisca e il soggetto di risvegli. E' un rischio calcolato che si può prevenire con un buon lavoro preparatorio di rapport tra ipnotista e soggetto ipnotizzato, e sapendo esattamente cosa si sta facendo e perché. Difatti le persone sottoposte all'anestesia ipnotica, di fatto non avevano scelta per problemi di allergia all'anestetico.
Questo per spiegare che non è un gioco, non è un trucco né una magia: è una pratica che richiede preparazione, grande competenza di ipnosi medica e un pizzico di fortuna per scongiurare complicazioni (pur sempre di intervento si tratta).
A questo punto ritengo meritino un approfondimento le parole riportate dalla paziente, cui seguirà una mia personale esegesi:
"“Mentre mi operavano la mia mente è andata in un luogo della mia prima infanzia, la roccia ‘Culunzu pertuntu’ di Ardauli: era un posto familiare, dove la mia mente ha scelto di rifugiarsi perché mi trasmetteva serenità. Allo stesso tempo – prosegue la Ibba nello straordinario racconto dell’operazione sotto ipnosi – sentivo i due medici che mi parlavano, sentivo le mani del chirurgo e la pressione sul mio torace, ho sentito anche quando mi hanno sistemato il pacemaker e messo i punti. Percepivo tutte queste sensazioni senza provare dolore e allo stesso tempo osservavo il mio corpo dall’alto e vedevo con precisione cosa accadeva in sala operatoria”.
Il posto familiare dove rifugiarsi è una nota tecnica chiamata safe place o secure place, in italiano posto sicuro, e serve esattamente a ciò che ha riferito la signora nelle righe sopra: a trasmettere sicurezza e serenità, quindi qualità affettive. Vedere il corpo dall'alto è un'esperienza comune in vari fenomeni mistici ed esoterci, come i viaggi astrali, viaggi fuori dal corpo, near death experience (NDE), replicabile in ipnosi nei buoni soggetti ipnotici, utilizzando un fenomeno ipnotico chiamato "dissociazione mente-corpo". In questo caso la suggestione data è di uscire dal proprio corpo e osservarsi dall'alto, congiuntamente a un'amnesia selettiva o parziale, per cui la persona avrebbe sentito tutte le sensazioni eccetto il dolore.
E' stato un pieno successo, quindi non resta che congratularsi con l'intera equipe che ha permesso una simile procedura pionieristica.
In 8 anni che collaboro con la terapia del dolore dell'ospedale Brotzu ho trattato centinaia di casi di cefalea, fibromialgia, sindrome del colon irritabile, e in generale altre patologie con dolore cronico, per cui conosco bene a livello internazionale le tecniche usate e i vari campi di applicazione.
Non può che farmi piacere la risonanza mediatica che sta avendo l'ipnosi medica in ambito chirurgico.
Spero che sia l'imput per ampliare il livello di informazione, e schiodare per una buona volta il concetto di ipnosi dalla figura del Giucas Casella nazionale.
Dott. Delogu
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martedì 8 luglio 2014
Litigi in casa? Se non vi riguardano direttamente, prendete il largo.
I ricordi del passato si possono trasformare, modificare, cambiare, e così facendo si modifica la consapevolezza che abbiamo di un evento.
Ma cosa fare se in casa nostra c'è un clima di tensione legato a incomprensioni tra i componenti?
Se la cosa non ci riguarda direttamente, ma siamo persone permeabili alle tensioni in casa, il sistema migliore è quello di porre una distanza fisica tra noi e l'oggetto della tensione.
In questo caso il detto "lontano dagli occhi lontano dal cuore", "out of sight, out of mind", "occhio non vede, cuore non duole" si rivela particolarmente prezioso.
Ecco alcune semplici regole per riuscire a sopravvivere senza eccessivi danni personali in situazioni familiari complicate -ricordiamoci che in alcuni casi, l'obiettivo principale è smettere di peggiorare, prima di pensare di star bene:
1) regola dei 10 secondi: scoppia un litigio tra familiari che non ci riguarda? Entro 10 secondi dall'inizio dobbiamo essere lontani in un posto dal quale non possiamo sentire ciò che accade. Può significare uscire di casa, o chiudersi in stanza con gli auricolari per ascoltare musica
2) La mente è fatta per pensare. Se ci allontaniamo ma restiamo a rimuginare su ciò che abbiamo sentito qualche attimo prima, non ne usciremo mai e il pensiero ci tormenterà. Quindi trovare qualcosa da fare è fondamentale: chiamare qualcuno, ascoltare musica, guardarsi un video su youtube, guardare la tv, giocare con il gatto, qualsiasi cosa vi aiuti a impegnare la mente, anche l'autoipnosi se la sapete fare.
3) Se le cose si mettono male e si vive in casa coi genitori, , entrare nell'ottica che un cambio di domicilio è la pozione miracolosa per uscire da una situazione familiare complicata. Vivere da soli in un colpo solo butta già una convivenza spiacevole, discussioni per ogni 3X2... finalmente liberi. Il lavoro diventerà una priorità.
Tutto qui?
No, esistono delle tecniche, delle quali avremo modo di parlarne a breve.
Dott. Delogu
Ma cosa fare se in casa nostra c'è un clima di tensione legato a incomprensioni tra i componenti?
Se la cosa non ci riguarda direttamente, ma siamo persone permeabili alle tensioni in casa, il sistema migliore è quello di porre una distanza fisica tra noi e l'oggetto della tensione.
In questo caso il detto "lontano dagli occhi lontano dal cuore", "out of sight, out of mind", "occhio non vede, cuore non duole" si rivela particolarmente prezioso.
Ecco alcune semplici regole per riuscire a sopravvivere senza eccessivi danni personali in situazioni familiari complicate -ricordiamoci che in alcuni casi, l'obiettivo principale è smettere di peggiorare, prima di pensare di star bene:
1) regola dei 10 secondi: scoppia un litigio tra familiari che non ci riguarda? Entro 10 secondi dall'inizio dobbiamo essere lontani in un posto dal quale non possiamo sentire ciò che accade. Può significare uscire di casa, o chiudersi in stanza con gli auricolari per ascoltare musica
2) La mente è fatta per pensare. Se ci allontaniamo ma restiamo a rimuginare su ciò che abbiamo sentito qualche attimo prima, non ne usciremo mai e il pensiero ci tormenterà. Quindi trovare qualcosa da fare è fondamentale: chiamare qualcuno, ascoltare musica, guardarsi un video su youtube, guardare la tv, giocare con il gatto, qualsiasi cosa vi aiuti a impegnare la mente, anche l'autoipnosi se la sapete fare.
3) Se le cose si mettono male e si vive in casa coi genitori, , entrare nell'ottica che un cambio di domicilio è la pozione miracolosa per uscire da una situazione familiare complicata. Vivere da soli in un colpo solo butta già una convivenza spiacevole, discussioni per ogni 3X2... finalmente liberi. Il lavoro diventerà una priorità.
Tutto qui?
No, esistono delle tecniche, delle quali avremo modo di parlarne a breve.
Dott. Delogu
giovedì 19 giugno 2014
Si può cambiare il passato?
Cari lettori,
certi eventi segnano la nostra vita, alcuni in positivo, altri in negativo. Ma cosa fare quando capita qualcosa che fa cambiare rotta all'approccio che abbiamo al nostro vivere?
Aspettare funziona? Il tempo guarisce davvero ogni ferita?
Purtroppo no, ci sono traumi che rimangono inalterati nel tempo nonostante siano passati 1, 10 o 30 anni.
Ma c'è una soluzione a tutto questo: è possibile modificare un ricordo, modificare il nostro passato e cambiare il modo in cui ricordiamo e percepiamo un ricordo.
Partiamo da qui: esistono diversi tipi di traumi, quelli che hanno a che vedere con la morte (pensiamo a un incidente con un unico sopravvissuto), traumi non mortali (maltrattamenti, molestie, violenze sessuali), traumi legati alla perdita di qualcuno (lutto, separazione, quando veniamo lasciati), e infine ci sono i traumi da omissione, che si verifica quando una persona vive con genitori assenti che non lo premiano, non festeggiano con lui il compleanno, e il trauma non è qualcosa che si fa, ma sta proprio nel non fare, nel non ricevere.
Ciascuno di questi traumi è possibile elaborarlo con una forma di psicoterapia specifica per i traumi, che prende il nome di EMDR, acronimo di Eye Movement Desensitization and Reprocessing, Riprocessare e desensibilizzarsi dal ricordo attraverso i movimenti oculari.
E' un forma di terapia rapida, un singolo evento si può elaborare in 1-3 sedute, mentre ricordi più complessi costituiti da più eventi, in 5-10 sedute. Considerato che altre forme di psicoterapia impiegano anni per ottenere risultati, a parità di problema, capirete la potenza di questa forma molto recente di terapia.
Nella mia personale esperienza, non ci sono mai state ricadute o viraggi sintomatologici, si tratta quindi di un protocollo standardizzato rapidi, con un'alta evidenza scientifica.
Vi segnalo quindi il sito ufficiale dell'EMDR nel quale potrete trovare informazioni, ricerche, tecniche etc.
E vi segnalo anche questa discussione su forumsalute.it, specifica sull'EMDR nel quale vengono date risposte a domande sulla tecnica, e riportate anche delle testimonianze.
Sono 11 pagine di discussione, perciò non mi rimane che augurarvi buona lettura e ricordate...
il passato si può cambiare.
Dott. Delogu
certi eventi segnano la nostra vita, alcuni in positivo, altri in negativo. Ma cosa fare quando capita qualcosa che fa cambiare rotta all'approccio che abbiamo al nostro vivere?
Aspettare funziona? Il tempo guarisce davvero ogni ferita?
Purtroppo no, ci sono traumi che rimangono inalterati nel tempo nonostante siano passati 1, 10 o 30 anni.
Ma c'è una soluzione a tutto questo: è possibile modificare un ricordo, modificare il nostro passato e cambiare il modo in cui ricordiamo e percepiamo un ricordo.
Partiamo da qui: esistono diversi tipi di traumi, quelli che hanno a che vedere con la morte (pensiamo a un incidente con un unico sopravvissuto), traumi non mortali (maltrattamenti, molestie, violenze sessuali), traumi legati alla perdita di qualcuno (lutto, separazione, quando veniamo lasciati), e infine ci sono i traumi da omissione, che si verifica quando una persona vive con genitori assenti che non lo premiano, non festeggiano con lui il compleanno, e il trauma non è qualcosa che si fa, ma sta proprio nel non fare, nel non ricevere.
Ciascuno di questi traumi è possibile elaborarlo con una forma di psicoterapia specifica per i traumi, che prende il nome di EMDR, acronimo di Eye Movement Desensitization and Reprocessing, Riprocessare e desensibilizzarsi dal ricordo attraverso i movimenti oculari.
E' un forma di terapia rapida, un singolo evento si può elaborare in 1-3 sedute, mentre ricordi più complessi costituiti da più eventi, in 5-10 sedute. Considerato che altre forme di psicoterapia impiegano anni per ottenere risultati, a parità di problema, capirete la potenza di questa forma molto recente di terapia.
Nella mia personale esperienza, non ci sono mai state ricadute o viraggi sintomatologici, si tratta quindi di un protocollo standardizzato rapidi, con un'alta evidenza scientifica.
Vi segnalo quindi il sito ufficiale dell'EMDR nel quale potrete trovare informazioni, ricerche, tecniche etc.
E vi segnalo anche questa discussione su forumsalute.it, specifica sull'EMDR nel quale vengono date risposte a domande sulla tecnica, e riportate anche delle testimonianze.
Sono 11 pagine di discussione, perciò non mi rimane che augurarvi buona lettura e ricordate...
il passato si può cambiare.
Dott. Delogu
Pubblicato da
Dott. Giovanni Delogu
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giovedì 12 giugno 2014
Ipnosi regressiva: ciò che Brian Weiss e gli altri non dicono.
Buongiorno cari lettori,
i libri divulgativi sull'ipnosi regressiva sono certamente affascinanti, coinvolgenti e ben scritti, opere letterarie che danno speranza creando connessioni con un passato misterioso a cui ci sentiamo intimamente legati.
Ma ci sono delle realtà scomode di cui questi libri non parlano.
Nella realtà clinica non tutti i soggetti riescono a sviluppare la stessa profondità di trance ipnotica, e a dirla tutta solo pochissimi raggiungono un livello di trance profonda tale da far rivivere alla persona quegli episodi incredibili e fantastici, tali e quali la realtà, che vengono descritti nei vari libri sull'ipnosi regressiva. Le ricerche scientifiche parlano di un 15% della popolazione.
Il livello di trance dipende fortemente da due sole variabili: la capacità immaginativa (imagery involvement), cioè la capacità di immaginare e di immergersi totalmente nella propria immagine mentale, e il rapporto tra ipnotista e soggetto ipnotizzato.
Diamo per un attimo scontato quest'ultimo, e pensiamo a quante persone sono maniache del controllo, quante hanno estrema difficoltà a immaginare e a lasciarsi andare. Queste persone, in linea di massima potrebbero non essere dei buoni candidati per l'ipnosi regressiva.
Qui apro una parentesi importante: il termine "ipnosi regressiva" è tecnicamente scorretto, perché di fatto esiste l'ipnosi, e uno dei tanti modi di usare la psicoterapia ipnotica è di utilizzare il fenomeno ipnotico della regressione d'età. Quindi la la regressione temporale (passato) , o proiezione temporale (futuro) altro non sono che dei fenomeni ipnotici al pari della catalessia, scrittura automatica, amnesia, comando post ipnotico, allucinazioni visive etc. Risorse queste tipiche di vari livelli di trance ipnotica, che l'ipnotista sa utilizzare ai fini terapeutici.
A rigor di logica, se esistesse un'ipnosi regressiva (ipnosi che utilizza unicamente il fenomeno ipnotico delle regressione temporale), dovrebbe esistere anche un'ipnosi catalettica, un'ipnosi allucinatoria etc. ma così non è, pertanto il termine non è altro che un'escamotage letterario, uno slogan per identificare un fenomeno ipnotico, attribuendolo erroneamente a una forma terapeutica, come se fosse qualcosa di speciale, e che di fatto sconfina nel misticismo (come all'epoca di Mesmer nel 1800). Ipnosi regressiva o ipnosi regredita?
Dal mio personale punto di vista usare l'ipnosi solo nella forma regressiva è una forte limitazione, per ragioni tecniche e deontologiche.
La ragione tecnica riguarda l'esigua percentuale di persone in grado di sviluppare una regressione d'età con rivivificazione, ossia il rivivere il passato con allucinazione visive, uditive, cinestesiche, al punto che quella per noi è la realtà, dalla quale non ci si può risvegliare. Più o meno 8-9 persone su 10 non riescono a raggiungere quel livello di trance ipnotica.
La ragione deontologica riguarda il messaggio che si vuole far passare, di tipo spirituale -che mal si concilia con chi ha un credo diverso- e il fatto che vien da pensare che se non si ha un talento ipnotico straordinario, allora l'ipnosi non funziona.
Questo è un errore concettuale enorme, che purtroppo passa nei libri sull'ipnosi regressiva: se non rivivi sei fuori, ti tieni il problema.
Nella realtà clinica, un alto livello di ipotizzabilità non si correla in alcun modo con una maggiore percentuale di successo terapeutico.
Avete capito bene: non è che se una persona ha un impatto più profondo con le suggestioni ipnotiche, allora risolverà il problema meglio e più in fredda rispetto a un soggetto ipnotico medio. Ciò che realmente fa la differenza è il lavoro terapeutico, le scelte tecniche che si fanno durante la trance, la capacità di adattare il lavoro alla persona che abbiamo davanti.
Capita spesso inoltre che soggetti altamente ipnotizzabili, riescano a entrare molto bene nei primi ricordi dell'infanzia, ma tornando ancora indietro non rievochino alcuna immagine o ricordo. Semplicemente il nulla. E ciò capita più frequentemente di quanto possiate immaginare.
Questo per dire che il fenomeno della regressione d'età ha dei limiti sostanziali, per non parlare dell'attendibilità degli eventuali ricordi emersi.
Questa breve disamina per dirvi quindi alcune cose:
1) nei filmati su internet vengono mostrati solo i successi terapeutici, non gli insuccessi. Attenzione.
2) siamo tutti diversi, non bisogna credere a tutto ciò che si vede o si legge in materia.
3) la psicoterapia ipnotica è una forma di psicoterapia ad ampio raggio che aiuta le persone a superare difficoltà di vario genere utilizzando protocolli, metodi, stili e dinamiche profondamente diverse a seconda della persona.
4) applicare la stessa tecnica ipnotica su tutti si è rivelata statisticamente un fallimento dal punto di vista dell'efficacia terapeutica.
Consiglio personale, se volete risolvere un problema, valutate assieme allo psicoterapeuta quali sono le strade percorribili: più chance, più possibilità di risolvere il problema.
Come sempre, se siete di Cagliari, della Sardegna, o ovunque voi siate, sono a vostra disposizione.
Dott. Delogu
i libri divulgativi sull'ipnosi regressiva sono certamente affascinanti, coinvolgenti e ben scritti, opere letterarie che danno speranza creando connessioni con un passato misterioso a cui ci sentiamo intimamente legati.
Ma ci sono delle realtà scomode di cui questi libri non parlano.
Nella realtà clinica non tutti i soggetti riescono a sviluppare la stessa profondità di trance ipnotica, e a dirla tutta solo pochissimi raggiungono un livello di trance profonda tale da far rivivere alla persona quegli episodi incredibili e fantastici, tali e quali la realtà, che vengono descritti nei vari libri sull'ipnosi regressiva. Le ricerche scientifiche parlano di un 15% della popolazione.
Il livello di trance dipende fortemente da due sole variabili: la capacità immaginativa (imagery involvement), cioè la capacità di immaginare e di immergersi totalmente nella propria immagine mentale, e il rapporto tra ipnotista e soggetto ipnotizzato.
Diamo per un attimo scontato quest'ultimo, e pensiamo a quante persone sono maniache del controllo, quante hanno estrema difficoltà a immaginare e a lasciarsi andare. Queste persone, in linea di massima potrebbero non essere dei buoni candidati per l'ipnosi regressiva.
Qui apro una parentesi importante: il termine "ipnosi regressiva" è tecnicamente scorretto, perché di fatto esiste l'ipnosi, e uno dei tanti modi di usare la psicoterapia ipnotica è di utilizzare il fenomeno ipnotico della regressione d'età. Quindi la la regressione temporale (passato) , o proiezione temporale (futuro) altro non sono che dei fenomeni ipnotici al pari della catalessia, scrittura automatica, amnesia, comando post ipnotico, allucinazioni visive etc. Risorse queste tipiche di vari livelli di trance ipnotica, che l'ipnotista sa utilizzare ai fini terapeutici.
A rigor di logica, se esistesse un'ipnosi regressiva (ipnosi che utilizza unicamente il fenomeno ipnotico delle regressione temporale), dovrebbe esistere anche un'ipnosi catalettica, un'ipnosi allucinatoria etc. ma così non è, pertanto il termine non è altro che un'escamotage letterario, uno slogan per identificare un fenomeno ipnotico, attribuendolo erroneamente a una forma terapeutica, come se fosse qualcosa di speciale, e che di fatto sconfina nel misticismo (come all'epoca di Mesmer nel 1800). Ipnosi regressiva o ipnosi regredita?
Dal mio personale punto di vista usare l'ipnosi solo nella forma regressiva è una forte limitazione, per ragioni tecniche e deontologiche.
La ragione tecnica riguarda l'esigua percentuale di persone in grado di sviluppare una regressione d'età con rivivificazione, ossia il rivivere il passato con allucinazione visive, uditive, cinestesiche, al punto che quella per noi è la realtà, dalla quale non ci si può risvegliare. Più o meno 8-9 persone su 10 non riescono a raggiungere quel livello di trance ipnotica.
La ragione deontologica riguarda il messaggio che si vuole far passare, di tipo spirituale -che mal si concilia con chi ha un credo diverso- e il fatto che vien da pensare che se non si ha un talento ipnotico straordinario, allora l'ipnosi non funziona.
Questo è un errore concettuale enorme, che purtroppo passa nei libri sull'ipnosi regressiva: se non rivivi sei fuori, ti tieni il problema.
Nella realtà clinica, un alto livello di ipotizzabilità non si correla in alcun modo con una maggiore percentuale di successo terapeutico.
Avete capito bene: non è che se una persona ha un impatto più profondo con le suggestioni ipnotiche, allora risolverà il problema meglio e più in fredda rispetto a un soggetto ipnotico medio. Ciò che realmente fa la differenza è il lavoro terapeutico, le scelte tecniche che si fanno durante la trance, la capacità di adattare il lavoro alla persona che abbiamo davanti.
Capita spesso inoltre che soggetti altamente ipnotizzabili, riescano a entrare molto bene nei primi ricordi dell'infanzia, ma tornando ancora indietro non rievochino alcuna immagine o ricordo. Semplicemente il nulla. E ciò capita più frequentemente di quanto possiate immaginare.
Questo per dire che il fenomeno della regressione d'età ha dei limiti sostanziali, per non parlare dell'attendibilità degli eventuali ricordi emersi.
Questa breve disamina per dirvi quindi alcune cose:
1) nei filmati su internet vengono mostrati solo i successi terapeutici, non gli insuccessi. Attenzione.
2) siamo tutti diversi, non bisogna credere a tutto ciò che si vede o si legge in materia.
3) la psicoterapia ipnotica è una forma di psicoterapia ad ampio raggio che aiuta le persone a superare difficoltà di vario genere utilizzando protocolli, metodi, stili e dinamiche profondamente diverse a seconda della persona.
4) applicare la stessa tecnica ipnotica su tutti si è rivelata statisticamente un fallimento dal punto di vista dell'efficacia terapeutica.
Consiglio personale, se volete risolvere un problema, valutate assieme allo psicoterapeuta quali sono le strade percorribili: più chance, più possibilità di risolvere il problema.
Come sempre, se siete di Cagliari, della Sardegna, o ovunque voi siate, sono a vostra disposizione.
Dott. Delogu
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