Nella mia vita ci sono state varie esperienze che mi hanno portato a occuparmi di balbuzie. Un problema di cui capisco la logica, capisco cosa non va, capisco come risolverlo. E ve ne vorrei parlare qui, con semplicità.
Il problema delle balbuzie è multisfaccettato: da un lato esiste, ed è evidente, un aspetto fonologico, su cui tutti lavorano con le terapie di rieducazione, oggetto di numerosissimi corsi. Ma dall'altra il balbuziente è vittima del suo stesso problema, per cui sa di balbettare da sempre, sa qual'è la reazione della gente quando lui parla, sa cosa si prova quando si balbetta o quando si sta per pronunciare una parola difficile piena di c o b. Per cui è fisiologico che abbia paura del contatto sociale, e difficilmente una tecnica risolverà questa consapevolezza di sé e degli altri. La tecnica vocale lavora su un canale, ma non è il solo esistente.
Però lavorare sull'aspetto tecnico è necessario, e ve lo spiego con un esempio: quando suonavo la chitarra elettrica capitava che ciò che nella mia stanza riusciva all'80% come pulizia e precisione dell'esecuzione, dal vivo riusciva al 30%. In sostanza quando salivo sul palco l'ansia mi giocava un brutto tiro: mi irrigidivo, le mani mi sudavano, mi scivolavano le corde da sotto le dita, mi cadeva il plettro, e rendendomi conto che stavo sbagliando troppo entravo in un vortice che pregiudicava l'esecuzione dei pezzi successivi. Ve l'ho descritta come me la ricordo, ma non è detto che nella realtà le cose fossero così disastrose. Questo per dire che c'è sempre una differenza tra la percezione soggettiva di un evento e lo svolgimento reale.
Nelle balbuzie il funzionamento è simile: in contesti di relax il problema non si presenta, o si presenta poco, ma in contesti sociali il problema emerge senza pietà.
Io avevo due scelte: o smettevo di suonare dal vivo o risolvevo il problema. Sarò sincero: scelsi la prima, evitai di suonare in pubblico, o cercavo di farlo il meno possibile. Avevo 15 anni. Mi resi conto però che le mie prestazioni chitarristiche crollavano se in camera mia entrava un amico chitarrista. A quel punto avevo nuovamente due scelte: o ero condannato a suonare in solitudine o trovavo un modo per risolvere il problema.
Chi è balbuziente e sta leggendo queste righe, probabilmente capirà il mio problema. Che senso ha essere bravissimo da solo se poi nessuno ti può vedere?
Feci però questo ragionamento: se un pezzo da solo lo suono a 100 di metronomo senza errori, e davanti a un amico, o un pubblico riesco solo a 60, cosa succederebbe se riuscissi a suonarlo senza errori a 200 da solo?
Questo è il motivo per il quale è necessario lavorare sull'aspetto tecnico/esecutivo del problema. Quando raggiunsi i 240 di metronomo senza errori da solo erano passati molti anni e stavo dando da tempio lezioni di chitarra elettrica a tanti ragazzi. Avevo trovato il modo di risolvere il problema, da solo.
Non c'è molta differenza tra suonare in pubblico, parlare in pubblico, parlare con una ragazza che piace, perché sono tutte situazioni sociali nelle quali ci si espone al giudizio, è inevitabile. Ma fintanto che stiamo concentrati sul possibile giudizio negativo, questo ci influenzerà suggestionandoci negativamente, alimentando e incrementando il problema.
Nella mia pratica clinica ho visto che per alcuni pronunciare la parola "cascata", è molto difficile. Pronunciare "Ca" è molto più facile. In realtà l'aspetto mentale gioca un ruolo determinante: non esistono parole facili o difficili, esistono parole che innescano paure più o meno forti di sbagliare.
LA terapia è quindi un mix di miglioramento tecnico, esercizi di dizione, e approccio mentale al problema, attraverso strategie di psicoterapia, autoipnosi, EMDR.
Sarò sincero: ogni balbuziente è un caso a sé, pertanto non è possibile a mio avviso usare un metodo che abbia il 100% dell'efficacia. Ma esistono bravi terapeuti che sanno adattare le loro conoscenze alla persona che hanno davanti, in modo diversificato e unico.
Perchè la persona è unica.
Se siete di Cagliari e conoscete qualcuno che soffre di balbuzie, qui troverete delle soluzioni.
Dott. Delogu
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