Ipnosi e psicoterapia a Cagliari

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giovedì 6 agosto 2015

Persone non accoglienti, e qualche ricordo.

Cari lettori e lettrici,
diciamocelo chiaramente: chi non ha mai avuto un problema psicologico non sa, e ripeto NON SA cosa significhi stare male, e pertanto ritiene figure professionali come lo psicologo e lo psicoterapeuta, persone che rubano i soldi a chi si inventa un problema, facendo una terapia che consiste nel lasciar parlare l'altro e mettersi in tasca i suoi soldi.
Purtroppo ci sono persone che la pensano così, e in quelle rare occasioni in cui mi mischio/mimetizzo tra la gente senza che nessuno sappia chi sono e che lavoro faccio, saltano fuori occasionali battute di persone che si permettono di mettere sullo scherzo le difficoltà degli altri. Al sentire certi atteggiamenti, sebbene non rivolti mai a me direttamente, mi tuona l'Africa dentro.
Ricordo molto bene moltissimi anni fa una psicologa dalla parrucchiera, che raccontava che era andata a una festa nella quale era evidentemente disinibita non so bene a quale livello. D'un tratto si accorse che tra i presenti c'era anche un suo paziente. Dopo qualche secondo nel quale le si strozzò il fiato in gola, decise di riprendere un assetto "professionale" evidentemente per dare un'immagine congrua con quanto desiderava trasmettere in studio.
Sebbene siano passati decine di anni, mi ricordo ancora questa persona e questo racconto, e lo cito adesso come esempio da NON emulare.
Ho conosciuto psichiatri molto simpatici fuori dallo studio, ma che si calavano una maschera di distacco professionale davanti al paziente. "Che peccato", pensai ogni volta che vidi questa trasformazione. Queste persone sarebbero state molto più efficaci se avessero mantenuto la loro autenticità come persona. Ci si deve esporre, mettere in gioco personalmente nel fare questo lavoro, nel viverlo appieno, ma il gioco ne vale assolutamente la candela.
Quando vidi il mio primo paziente ricordo che ero particolarmente nervoso, un po' perché era la prima volta che vedevo una persona in veste di psicologo, un po' per l'incubo di chiedere soldi, un po' perché avevo una sede arrangiata che mi metteva a disagio, ma soprattutto perché temevo fortissimamente che mi presentasse un problema per il quale non sapevo da che parte iniziare. Ricordo che mi vestii seguendo il modello che avevo visto da mio padre: giacca e cravatta anche in estate con 40°. E siccome era luglio inoltrato, al caldo standard dovetti aggiungere un surriscaldamento dovuto al misto tra timore, paura e terrore.
Probabilmente feci come quegli psichiatri che mettono la maschera, ma fatto sta che fu un disastro totale, la persona venne una volta poi mai più.
Diciamo che dopo l'umore non era dei migliori.
Sono passati molti anni da allora, non metto più la cravatta tranne quando mi invitano ai convegni, e se fossi a una festa e vedessi un mio paziente, certamente berremo o mangeremo qualcosa insieme. Il cibo è condivisione, dividere con. Dividere qualcosa con qualcuno crea un legame, è un bel momento. E fanculo al setting terapeutico, lo saluterei e se le condizioni lo permettono ci berremo qualcosa insieme, che diavolo.
Non lo farei perché qualcuno mi ha detto di farlo, ma perché semplicemente sono fatto così.
Una delle poche cose che condivido di Freud è quando diceva che essere psicanalisti non è come indossare un cappotto per vedere pazienti, che poi ti togli quando torni a casa. Non esiste nessun cappotto, essere uno psicanalista è dentro di te, sei tu, è parte di te.
A distanza di tempo ho capito che sono capace nel motivare, nel trasmettere sicurezza, e ho scelto di approfondire queste mie capacità unendole al mio lavoro. Ho scoperto le parole "efficacia", "strategie", "ipnosi".
Per questa e altre ragioni ci tengo a essere sempre accogliente, perché, come ho scritto su vistanet, non esistono malati di classe A e di classe B, perché il dolore ci accomuna e ci rende tutti uguali, di pari dignità e diritti. Quindi chiunque venga da me, chiunque mi chiami da qualunque parte d'Italia, lo tratto come tratterei la persona a me più cara, do sempre i consigli migliori che posso dare anche se vanno a mio svantaggio (chissenefrega).
Semplicemente sono fatto così: ci tengo agli altri.
Chi mi conosce lo sa.


Dott. Delogu


martedì 1 aprile 2014

Psicologo a Cagliari: come trovarne uno bravo (Mini guida parte 2: l'impero colpisce ancora)

Dopo la prima parte di questa mini guida  (cliccare per leggerla) ora sapete che uno psicologo non può curarci gli attacchi di panico, se egli non è anche psicoterapeuta, e che a volte c'è una sovrapposizione di competenze tra psichiatra, neurologo, farmacologo e medico di base, dal momento che tutti e 4 possono trattare farmacologicamente una persona con gli attacchi di panico. In quel caso è meglio affidarsi a chi ci trasmette più sicurezza e competenza.
Se vogliamo usufruire del servizio offerto gratuitamente dalla nostra ASL per curare gli attacchi di panico, ci recheremo presso il Centro di Salute Mentale (CSM) territoriale della nostra area geografica, e per sapere dove dobbiamo recarci, chiederemo al medico di base. Ci recheremo quindi al CSM per prendere un appuntamento, nel quale compileranno quella che diventerà la nostra cartella clinica contenenti i nostri dati sensibili, la diagnosi e le indicazioni terapeutiche.
La cartella passerà quindi in mano allo psichiatra o agli psichiatri che ci seguiranno, i quali ascolteranno la nostra storia e ci prescriveranno, se ne avremo bisogno, una terapia farmacologica. Dietro nostra richiesta, e se c'è la possibilità in quel CSM, potremmo fare una psicoterapia con uno psicoterapeuta. Volendo possiamo fare solo la psicoterapia senza trattamento farmacologico, ipotesi da valutare con lo specialista.

Se non volete andare in un CSM, l'unica vera alterativa per risolvere un problema personale è uno psicoterapeuta privato.
Vantaggi: 1) scegliamo il terapeuta che ci piace, e se non ci dovessimo trovare bene ne cercheremo un altro. Ci sono persone che hanno girato anche 5 colleghi prima di trovare il terapeuta giusto e affrontare importanti cambiamenti. Questo per dire che non bisogna stare in terapia con uno psicoterapeuta che non ci fa sentire accolti, ascoltati, importanti, accettati e non giudicati. In questi casi è importantissimo parlarne subito, e se le cose non migliorano bisogna mantenere l'impegno verso la psicoterapia e cambiare lo psicoterapeuta.
Quando ero ragazzino dovetti andare da una psicoterapeuta che non scelsi io, che ricordo mi metteva  a disagio e mi esprimeva innaturalezza. Per un ragazzino è facile, di fronte a un adulto, sentirsi di fronte a un professore. E ricordo che per molto tempo mi sentii così. Quello che capii immediatamente fu che all'inizio il terapeuta deve adattarsi al paziente, e non il contrario.
Per studiare le relazioni tra bambini in età prescolare e la cultura infantile, il professore emerito di sociologia William Corsaro frequentò per 3 mesi una scuola materna americana fianco a fianco con i bambini. Dopo un'iniziale diffidenza, avevano cominciato a trattarlo come uno di loro, coinvolgendolo nei loro giochi, nei segreti, nel loro mondo da bambino. Si riferivano a lui come un normale compagno solo di corporatura più grande. Per ottenere questo risultato, Corsaro aveva rinunciato ad assumere con loro ogni atteggiamento da adulto. Sentitevi accolti e non giudicati dal terapeuta che sceglierete.

Vantaggi:
2) L'ambiente è riservato, pulito e ben arredato.
3) Difficilmente si incontrano altri pazienti, e se lo chiediamo è possibile fare in modo di non farsi vedere mai da nessuno.
4) Il nostro psicologo ci darà tutti i suoi recapiti, e qualunque cosa succeda possiamo chiamarlo, anche se è in ferie.
5) non siamo vincolati a nessun pacchetto di sedute, dopo il quale veniamo "mollati".
6) Possiamo scegliere l'orientamento di psicoterapia che più ci aggrada. Questo può fare la differenza.

Svantaggi: l'unico svantaggio è come dal dentista (senza trapano però): se si sta male bisogna mettere in conto un investimento economico a medio termine.
Se però i dentisti trattano i problemi dentali con gli stessi strumenti, gli psicoterapeuti, a seconda dell'orientamento di psicoterapia, trattano i pazienti con strumenti assai diversi.
E qui entriamo nel campo minato degli orientamenti di psicoterapia, che affronteremo nella prossima puntata: Mini guida parte 3: il ritorno dello psicoterapeuta.

Dott. Delogu
Psicologo psicoterapeuta, Cagliari