Cari lettori e lettrici,
ricordo molto bene quando ero uno studente universitario e non sapevo nulla sull'ipnosi. Pensavo che fosse una forma di manipolazione, una tecnica che metteva in grado l'ipnotista di entrare nella testa dell'altro, una specie di pratica paranormale, e le uniche persone che sapevo avessero avuto a che fare con l'ipnosi erano Freud e Giucas Casella.
Ricordo chiaramente un convegno sui disturbi alimentari nel quale, tra i relatori, era presente un docente che veniva dal Giappone che si occupava di ipnosi. Ricordo che lo guardai con ammirazione, immaginando nella mia mente un susseguirsi di guarigioni miracolose compiute da lui con l'ipnosi.
Ero fortemente incuriosito, ma schiacciato dal fatto che in Sardegna ci fosse (e c'è tutt'ora) un gap a livello formativo.
Quasi 15 anni dopo, mentre mi ritrovo sul mio macbook a scrivere questo articolo, rifletto a posteriori sul fatto che le mie conoscenze dell'epoca erano quantomeno approssimative per non dire sbagliate, basate sulla credenza popolare. La gran parte dei medici e delle colleghe sull'ipnosi non sa molto più di quanto ne sapessi io all'epoca , perché è un argomento di cui generalmente non si parla.
Nessuno sa che esiste una forma di psicoterapia riconosciuta dal MIUR che prende il nome di "psicoterapia ipnotica ericksoniana", nessuno sa che esiste una montagna di studi scientifici riguardo all'impiego dell'ipnosi nell'analgesia. E purtroppo troppe poche persone sanno che il successo terapeutico dipende da un delicato equilibrio tra capacità tecniche e conoscenze teoriche del terapeuta, capacità del terapeuta di adattare la terapia alla persona che ha di fronte, capacità del terapeuta di costruire un rapporto di piena fiducia e collaborazione col paziente.
Ben diverso dall'usare l'ipnosi come tecnica fregandosene del resto. A fare quello è capace chiunque. Sappiatelo.
Portare avanti il concetto di ipnosi inteso come potere coercitivo, è pericoloso perché lascia passare il concetto della totale delega del nostro problema all'ipnotista, il quale farà i suoi maneggi nella nostra mente e ci risveglieremo guariti.
Posso solo dire questo: magari fosse vero! Purtroppo i miglioramenti clinici avvengono dietro un fortissimo impegno, costanza, volontà di guarire e fare gli esercizi a casa.
Questi ultimi sono molto importanti perché accorciano le tempistiche della terapia e danno autonomia.
Il mio sogno, in conclusione, è che ogni persona che viene da me impari a essere il terapeuta di se stesso, ed è una cosa per cui vale la pena lottare, credetemi.
Ho visto in terapia persone trasformare il loro comportamento, superare i propri limiti al di là delle proprie aspettative, e chi mi conosce si rivedrà in queste parole. Io stesso sono cambiato, e continuo a cambiare con nuove strategie, idee terapeutiche. Essere un bravo terapeuta significa fare il proprio lavoro in modo creativo.
Al prossimo articolo.
Dott. Delogu
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