Ve lo dico subito: avere una dipendenza è una brutta cosa, una di quelle cose che vi trascinano a fondo. Nel DSM IV, il manuale diagnostico statistico, è classificato il disturbo del controllo degli impulsi, nel quale rientra l'ormai tristemente famoso gioco d'azzardo patologico, e presto entrerà ufficialmente la dipendenza da internet. Stiamo parlando di persone normali, con un partner, degli amici, persone intelligenti con un lavoro e una casa, che scoprono di non riuscire a fare a meno di fare una cosa, come giocare alle macchinette o stare in rete a fare qualcosa, che può andare dai social network come facebook, twitter etc., ai giochi on line come ultima o world of worldcraft, alla pornografia. In realtà la cosa va più in là di così, non solo non si riesce a farne a meno, semplicemente quel genere di attività prevale su tutte le altre, al punto che, chi ha davvero il problema della dipendenza, trascura qualunque altra cosa per portare avanti la sua attività per ore ed ore. Il tempo non conta, basta starci finchè non si è costretti a smettere, vuoi per motivi fisiologici (sonno), o pratici (son finiti i soldi). Perciò queste persone sono capaci di stare davanti alle macchinette per 12 ore, o in rete dal pomeriggio alle prime luci del mattino, trascurando il sonno e l'igiene personale. Se prima avevano interessi e amici, ora hanno mollato tutto perchè quello che fanno per 12 ore "viene prima". E' indispensabile capire che questa è la vera dipendenza, non chi passa 2 ore in più su facebook, e la sua vita continua esattamente come prima.
Brutto casino, che ne dite?
Vorrei spiegarvi che non è qualcosa di razionale, qualcosa che si può dire "basta, ora mi fermo, spengo il pc e mi metto a fare altro", è invece un impulso quasi irresistibile a fare quell'azione quando la si ha a portata di mano. Avete il pc acceso, che fate, non controllate facebook? E se lo controllate 50 volte al giorno trascurando il resto? Credetemi, c'è chi fa questo e anche molto peggio.
Nel lavoro che faccio ho avuto a che fare con persone con dipendenze strane, che andavano dalla sfera sessuale al cibo, a cose più classiche come il fumo o l'alcool.
La dipendenza da internet, mi spiace dirlo, ma da certi colleghi viene sottovalutata oppure catalogata entro certi parametri che invece di risolvere il problema, lo incasinano di più. Questo per due ragioni: la prima è un motivo "politico" di orientamento di psicoterapia. Esistono decine di orientamenti di psicoterapia, un po' come le marche delle auto, e se dovete andare prevalentemente su strade sterrate, allora sceglierete un 4X4, ma la differenza è che gli psicoterapeuti DICONO di occuparsi tutti delle stesse cose, dal terapeuta familiare, al terapeuta della gestalt, all'analisi transazionale, cognitivo-comportamentale, breve strategico, psicoterapia ipnotica etc., ma un conto è occuparsi, altro paio di maniche è riuscire a ottenere dei risultati concreti. Ciò significa che ufficialmente è come se tutte le case produttrici dicessero di produrre una macchina che va bene su qualunque tipo di strada, però poi solo una volta che comprate il prodotto, vi rendete conto che non è proprio così, e che sullo sterrato la vostra auto nuova si impantana quando piove.
In soldoni, ci sono degli approcci giusti per le dipendenze, altri dai quali, stando alle ricerche, difficilmente ne caverete piede. Quale giusto o sbagliato non lo dico io, ma le ricerche scientifiche con campioni di centinaia di persone trattate, pubblicate su riviste autorevoli (ergo non su un blog, per intenderci).
Per complicare le cose, può capitare di avere l'approccio giusto, ma il terapeuta sbagliato, cioè uno che a pelle semplicemente non piace, non ci convince, non viene voglia di fidarsi e affidarsi perchè troppo distaccato o "superiore". Cosa fare quindi? Cambiare terapeuta, e trovare una persona con cui è possibile instaurare un rapporto di fiducia, e che abbia esperienza nelle dipendenze. Di solito è la cosa migliore.
La seconda ragione dell'incasinamento con la dipendenza da internet è un gap generazionale, che crea un ostacolo comunicativo e "concettuale" tra utente dipendente, espertissimo della sua dipendenza tecnologica, e dall'altra uno psicoterapeuta ultra 50enne, che non sa neppure usare bene la posta elettronica.
L'ideale, ve lo dico subito, in ordine di importanza è:
1) terapeuta con il quale ci si senta in piena sintonia
2) esperienza del terapeuta nel settore delle dipendenze
3) approccio cognitivo-comportamentale, o breve-strategico, o ipnotico (cioè il mio).
Le dipendenze, che siano da gioco compulsivo, o da internet & facebook, hanno il potere micidiale di distruggere famiglie e rapporti sentimentali. Cosa fare se conoscete qualcuno che si massacra in rete 14 ore al giorno e non studia più, non dorme più, non mangia più, non si lava più e non esce più?
La cosa migliore è parlarci, fargli capire che la vita è fuori dallo schermo, o dalla macchinetta, o dalle scommesse sportive, spiegargli che esiste una soluzione, che può uscirne. E a quel punto inviarlo, o accompagnarlo da uno psicoterapeuta, il quale avrà il compito di agganciare la persona.
Purtroppo, come nel caso degli alcolisti e delle dipendenze da sostanze, per realizzare che è necessario un cambiamento, una persona deve toccare il fondo. In questo un familiare può accelerare molto il processo, rendendo scomoda la dipendenza al familiare, e amplificargli il malessere... generando la crisi.
Crisis in greco, significa cambiamento, lasciare la vecchia strada per la nuova.
Un saluto pieno di speranza.
Dr. Delogu
Ipnosi e psicoterapia a Cagliari
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sabato 26 giugno 2010
Gioco d'azzardo e dipendenza da facebook... e dipendenze in generale.
Pubblicato da
Dott. Giovanni Delogu
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