Cari lettori,
a tutti sarà capitato di avere il cuore spezzato da una persona che amavamo tantissimo. E' un dolore trafittivo, indescrivibile, un male dentro che solo chi l'ha provato sa di cosa sto parlando. Un dolore interiore al quale si preferirebbe di gran lunga un dolore fisico, almeno quest'ultimo gestibile con antidolorifici. Ma esiste un antidolorifico per il dolore interiore?
Il detto "bevo per dimenticare", o "annego il dolore nel bicchiere", rivela un trattamento antico di anestetizzare l'emotività con l'alcol, ridurre l'impatto emotivo dell'accaduto, coi fumi dell'alcol. Ma non funziona, addormenta ma non cancella, perché non è possibile cancellare un evento dalla nostra mente, salvo traumi cerebrali che assieme al ricordo cancellano buona parte delle abilità cognitive.
Nel mio lavoro mi occupo spesso di eventi traumatici, e il tradimento o l'abbandono del partner costituisce qualcosa di simile a un lutto ma che va gestito con estrema cautela e in modo molto particolare.
Una ragazza una volta scrisse al ragazzo che l'aveva lasciata: "preferirei sapere che sei morto, piuttosto che sapere che sei vivo e mi hai lasciata". Sono molto cariche di significato queste parole, e rivelano uno degli aspetti più complessi di questi eventi: l'intollerabilità del pensiero, l'incapacità di farsene una ragione, la necessità di trovare una causa che metta il cuore in pace.
Ma una risposta soddisfacente non c'è mai, per quanto ci si sforzi nel cercarla.
Alcune persone tradite o abbandonata (anch'essa una forma di tradimento) hanno una enorme difficoltà nel voltare pagina, ci provano ma non ci riescono. Questo perché esiste in loro un conflitto tra odio e amore. Da un lato odiano quella persona che le ha fatte stare così male, dall'altro continuano ad amare quella persona che in altri momenti le ha fatte stare così bene.
Il risultato di questo conflitto è una sofferenza enorme, uno struggimento interiore che divora senza tregua.
In diversi casi il tempo gioca un ruolo essenziale per superare il momento di crisi, ma quando l'abbandono si aggancia a carenze affettive o abbandoni più grandi vissuti in passato che amplificano il dolore attuale, questo esplode, con una potenza centuplicata.
Ma in questo quadro così difficile esiste una reale possibilità di combattimento, che consiste in una serie di strategie di psicoterapia. Si modificano i ricordi positivi, si rendono neutri, freddi, sterili, li si priva della loro energia. E' doloroso, ma è un male necessario. La fase successiva consiste nel rendere neutri i ricordi negativi. Così facendo si annulla il conflitto, a quel punto la persona sarà totalmente libera del dolore, e libera di guardare avanti. Non esiste gravità del dolore che non sia annullabile in tempi rapidi.
Non sarà una passeggiata, ma dalla mia esperienza i risultati valgono assolutamente l'impegno richiesto.
Chiedetevi se vale la pena continuare a star male settimane o mesi per qualcuno, quando esiste la possibilità di imparare a gestire la sofferenza fino a farla sparire.
E' la stessa cosa che elaborare un lutto? No, c'è una sostanziale differenza nell'esecuzione tecnica, per motivi clinici ed etici, ma se avete domande, sono vostra disposizione.
Dott. Delogu
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