E' ufficiale: per una nuova normativa europea appena approvata, vedremo il 65% della superficie dei pacchetti di sigarette ricoperte da immagini shock, come già accade in altre parti del mondo; mentre nei lati compariranno le solite scritte dissuasorie che già conosciamo. Nel 2022 spariranno le sigarette al mentolo, e, tenetevi forte, la normativa europea approvata il 14 marzo, prevede -pensando ai giovani- pacchetti con minimo 20 sigarette all'interno, per cui spariranno i pacchetti da 10 perché si pensa che i giovani ci penseranno bene prima di comprare un pacchetto da 20 che costa di più.
La logica è apparentemente ingenua, qualsiasi ragazzino può comprare un pacchetto da 20 e dividere le spese con un amico, o fregare le sigarette al padre o scroccarle. Ma queste misure sono fatte nell'ottica di non creare troppi danni collaterali, mentre impazza una lotta clandestina tra le lobby internazionali del Big Tobacco (raggruppamento dei principali produttori di tabacco mondiali) e l'industria in forte aumento della e-cig, la sigaretta elettronica.
Se da un lato il governo tassa la sigaretta elettronica al 58,5%, dall'altra la rende fumabile ovunque. Se da un lato alza il tiro contro l'industria del tabacco, dall'altra le azioni sono più simboliche che di reale efficacia.
Ma perchè questi equilibrismi? Perché lo stato non prende una decisione forte per limitare il numero di morti smoke-related, se questo è l'obiettivo ufficiale?
Per via di interessi economici enormi: tagliare la testa all'industria del tabacco significherebbe perdita di posti di lavoro in agricoltura, manifattura, servizi di commercializzazione del tabacco, e quell'enorme indotto legato al commercio del tabacco, dal trasporto alle promoter. Sarebbe per lo Stato Italiano l'inizio del tracollo finanziario. Pensate che solo nel 2013, secondo l'amministrazione dei Monopoli di Stato, si è registrata una perdita di 700 milioni di euro di mancate tasse governative per il calo di vendite a favore della sigaretta elettronica. 700 milioni di euro in un anno.
Dall'altro lato vietare la sigaretta elettronica significherebbe far chiudere 3000 punti vendita, mandando a casa 4000 persone che hanno generato un fatturato di 300 milioni di euro nel 2013.
Lo stato quindi compensa i mancati incassi in tasse governative con una tassazione più alta della sigaretta elettronica. E porta avanti una ovviamente innocua campagna contro l'industria del tabacco.
Innocua davvero? Sì, è scientificamente provato, anzi, una ricerca dimostra che le immagini shock fanno fumare di più!
Una ricerca scientifica dei ricercatori dell'università di Montreàl ha dimostrato in un campione di 30 fumatori sottoposti a neuroimaging, che il cervello del fumatore è molto poco attivo di fronte alle immagini-shock legate al fumo, mentre è particolarmente attivo di fronte a stimoli che legano il fumo a esperienze piacevoli.
Uno studio della Doxa (azienda che si occupa di ricerche e analisi di mercato) commissionato dall'Istituto Superiore della Sanità ha dimostrato che se le immagini scabrose, in una fase iniziale distolgono ad acquistare tabacco, ma alla lunga i fumatori si abituano e tornano a comprare i nuovi pacchetti.
Secondo uno studio appena pubblicato su Psychological Science, le immagini shock dopo qualche giorno generano un incremento della vendita del 400%, infondendo paradossalmente un senso di fiducia nel prodotto, a differenza invece del pacchetto senza alcuna immagine o avvertimento sulla salute.
L'inganno delle scritte ammonitrici è ormai chiarito: da un lato lo Stato si pulisce la coscienza perché fa un gesto simbolico populista per limitare le morti di tumore, poco importa se questo "qualcosa" sia efficace o controproducente. Dall'altro, guadagnando egli stesso sulla vendita di sigarette, non azzarda mai qualcosa che nuoccia gravemente alle casse dello Stato.
Alla faccia della salute dei cittadini.
Dott. Giovanni Delogu
Psicologo psicoterapeuta Cagliari
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