Ipnosi e psicoterapia a Cagliari
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venerdì 15 febbraio 2013
Ipnosi? Perché? Le altre psicoterapie non sono sufficienti?
Ricordo che una sera un'infermiera di un centro di salute mentale (CSM) mi chiese: "perché l'ipnosi?", inteso come "che bisogno c'è?".
Il campo della psicoterapia è molto vario, presenta forme di psicoterapia multiformi e con caratteristiche opposte. Qui, per brevità, ne tratterò solo alcune. Pensiamo allo psicodramma - forma di psicoterapia nella quale il soggetto sceglie tra i partecipanti del gruppo chi interpreterà la vicenda familiare sulla quale si intende lavorare, sceglie quindi chi farà la madre, chi il padre, chi il fratello. Una volta stabiliti i ruoli, i partecipanti che fungono da attori rifaranno la scena oggetto della terapia, che il soggetto osserverà dall'esterno. Nell'osservare tutto questo in modo diretto e attivo, i partecipanti diranno poi quali sono state le loro emozioni, e tutto questo permette al soggetto di rivalutare un ricordo, ristrutturarlo secondo un'ottica diversa.
L'EMDR dal canto suo opera individualmente, e attraverso la stimolazione bilaterale dei sue emisferi (seguendo le dita o attraverso il tapping sul dorso delle mani) la persona ripensa all'evento traumatico, e in questo modo scolla l'evento dalla componente emotiva, trasformando l'evento in un qualcosa di neutrale, disturbante 0.
La terapia cognitivo-comportamentale si avvale di diverse tecniche e strumenti, uno dei quali è l'abc, che consiste nel compilare uno schema che costringe la persona a vedere le cose secondo un'ottica diversa.
Se siamo convinti che tutti ci sono ostili, e per questo restiamo rintanati in casa, con lo psicodramma verremo inseriti in un gruppo, nel quale dovremo parlare delle situazioni che ci hanno portato a questo pensiero, poi usare il gruppo per rappresentare la dinamica, quindi elaborarla.
Un terapeuta EMDR farà una mappa concettuale del sintomo, arrivando agli eventi target che hanno originato il problema. Il terapeuta che ha Training autogeno... insegnerà il training autogeno, poi andrà ad analizzare secondo un'ottica psicanalitica (a seconda dei casi) le immagini emerse durante l'esercizio.
E l'ipnosi che fa?
La psicoterapia ipnotica lavora attraverso uno stato modificato di coscienza, affine a quello del sonno, nel quale c'è una focalizzazione dell'attenzione dall'esterno verso l'interno. La cosa interessante sta in quello che si fa durante l'ipnosi. La scelta è limitata solo dalla fantasia e competenza tecnica della persona. Si può comunicare con la mente inconscia, si possono usare i fenomeni ipnotici per raggiungere nuove consapevolezze o nuovi obiettivi.
Quali sono i fenomeni ipnotici? Ecco un elenco:
Levitazione
Catalessia
Allucinazioni visive
Allucinazioni uditive
Allucinazioni negative
Scrittura automatica
Comandi post-ipnotici
Amnesia
Regressione d'età
Ipermnesia
Analgesia
Anestesia
Questi fenomeni costituiscono la cassetta degli attrezzi di un buon psicoterapeuta ipnotista. E' un linguaggio, quello dell'ipnosi, unico nel suo genere e nella sua longevità millenaria. In nessun'altra forma di psicoterapia si parla di catalessia o levitazione della mano. Con l'ipnosi è possibile fare in trance profonda quello che si fa con lo psicodramma, osservando la scena dall'esterno, ed entrando nel corpo dei vari protagonisti.
A questo punto dobbiamo rispondere ad una domanda ovvia: quale scegliere e perché?
Nella mia pratica clinica ho scoperto che non esiste una tecnica, o una psicoterapia che va bene in assoluto per tutti e per qualsiasi problema. Per quanto l'ipnosi possegga indubbiamente una variabilità enorme in termini di potenzialità e applicabilità, resta sempre il problema che ci sono persone con uno scarso talento ipnotico. Con l'EMDR ci sono persone che non riescono a elaborare (poche, per fortuna), e con la terapia cognitivo-comportamentale ci sono persone che non riescono a stare dentro un setting necessariamente rigido, fatto di esercizi, test, tecniche.
Così come ci sono persone che manifestano il bisogno di parlare, ce ne sono altre che manifestano il bisogno di una soluzione efficace per il loro problema. E' chiaro che non possiamo adottare lo stesso metodo, la stessa "tecnologia" per entrambi.
Per questa ragione ho scelto di specializzarmi in diversi ambiti, e di includere nel mio bagaglio vari strumenti, che mi consentissero di superare efficacemente i limiti di ciascuna terapia.
Per rispondere quindi alla domanda iniziale: "perchè l'ipnosi?", mi sento di rispondere oggi -razionalmente- che per alcune persone e alcuni problemi, certi risultati sono raggiungibili solo con l'ipnosi (penso una cefalea cronica quotidiana farmaco-resistente, per esempio), o con una tempistica di gran lunga inferiore ad altre forme di psicoterapia...
Ma al di là di tutto, ciò che mi ha spinto a specializzarmi in una scuola così particolare si può riassumere in una parola sola:
Magia.
Dott. Delogu
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Dott. Giovanni Delogu
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lunedì 11 febbraio 2013
Dicono che ho un problema, ma il problema ce l'hanno gli altri
Bentornati.
Avere in casa una persona con un problema di dipendenza (ma talvolta anche psichiatrico), significa compiere delle scelte. E' una costante che all'inizio di una dipendenza, chi ne è coinvolto non si rende conto di avere un problema.
Incollo una conversazione tratta da qui nella quale credo ci siano spunti per il pensiero interessanti.
Originariamente Inviato da giuni
Mettere in risalto il problema aiuta ma prevede un rischio: quello di "mettersi contro" il familiare che ha problemi con l'alcol. Lo dico per esperienza. Prima mio fratello faceva tutto "alla luce del sole", da quando si è sentito considerato un alcolizzato da noi (cosa che realmente era!), ha iniziato a vederci come "nemici" e a vivere l'alcolismo come un fatto solo suo, a nascondersi, mentire...certo, è stato messo di fronte alla realtà, ma forse non per tutti è la cosa giusta....devono vederla loro la realtà.
Risposta
All'università a lezione di psicologica delle tossicodipendenze, la docente disse che un figlio o una figlia eroinomane non vanno tenuti in casa, ma vanno messi alle strette: o vai in comunità o vai a vivere per la strada. Il principio era che la persona doveva capire che eroina significa perdere tutto, gli affetti, il lavoro, un letto sul quale dormire. Quando non ne potevano più, allora accettavano di andare in comunità.
Quando ero al Sert seppi di un genitore che passando in macchina vide la figlia battere sul marciapiede, e capì che mandarla via era stato un errore. Decise che il male minore era farla tornare nuovamente a casa, e guardarla "a vista".
Qual'è la cosa giusta da fare? Dire "è la sua vita, se vuole gettasi nel baratro nessuno glielo può impedire" -e quindi lasciarla andare, oppure fare il possibile e l'impossibile per frenare la sua caduta?
Questo per dire che non esiste una soluzione facile, giusta, nè una che funzioni per tutti. Ci sono persone che bevono fino a che non cede il fegato, come persone che continuano a fumare anche dopo che gli hanno asportato un polmone per un tumore.
Un disturbo "egosintonico" è una situazione che per gli altri è un problema, ma non per il soggetto che lo vive -per esempio la pedofilia. La persona che inizia a bere/fumare/drogarsi/giocare d'azzardo, inizialmente è una persona che sta bene ed è contenta di quello che fa, e non si rende conto -nè è interessato- alle eventuali conseguenze. Infatti tutti pensano "alcolizzati sono quegli altri, mica io", per cui si sente criticato, attaccato, non compreso da chi gli mostra un aspetto difforme dal suo sentire. Lo vive come un'esagerazione.
La persona sarà pronta a cercare aiuto e cambiare quando il disturbo diventerà "egodistonico", come la depressione, durante la quale la persona non sta bene e cerca di liberarsi del problema.
Nel caso dell'alcolista accadrà quando tornerà strisciando per la strada? O quando passerà guai con la polizia? Quando prenderà a pugni la persona che ama? Non lo so, ciascuno ha un suo limite personale che gli fa dire "questo è troppo per me, devo smettere". Cosa può fare la famiglia prima che l'alcolista tocchi il fondo e realizzi l'entità del suo problema?
Non tollerare il comportamento in nessun modo, oppure ignorarlo finchè possibile, finchè non metterà a repentaglio l'incolumità propria e degli altri, o non cominceranno a sparire "inspiegabilmente" dalla casa gioielli, mobili, tv, arredamento.
Il problema è reale, purtroppo non esistono soluzioni facili e universali. Esiste però un supporto della ASL (SerD), e Alcolisti Anonimi che definirei BASILARE. Quando le cose cominciano a mettersi male, affidarsi a persone che hanno già passato quel problema o hanno seguito 3000 casi simili fa veramente la differenza.
Dott. Delogu
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Dott. Giovanni Delogu
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mercoledì 6 febbraio 2013
Ciao Matteo
Matteo era un adolescente molto intelligente, molto maturo per avere 18 anni. Pieno di interessi e attento a tutto ciò che stava attorno a lui. L'avevo conosciuto in ospedale, dov'era ricoverato per via di complicazioni legate ad un tumore raro e bastardo, che si portava dentro da quand'era un bambino.
I ricordi sui quali abbiamo lavorato, la chemioterapia, i medici, ricordi di un'adolescenza passata in gran parte in mezzo a oncologi, sono diventati i miei ricordi. Sono vivi dentro di me i nostri discorsi.
E' questa una vita che a Matteo non ha dato scampo, che l'ha privato della spensieratezza e della normalità, ma non della voglia di vivere, di sperare, di provarci. Lui andava avanti tra mille difficoltà, a testa bassa, come un soldato al fronte.
So che l'immagine di sopra per lui avrebbe avuto un significato speciale.
Grazie Matteo, mi mancherai tanto.
Dott. Delogu
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