Ricordo avevo 14 anni, e ad un mio amico gli si infilò una spina sotto un'unghia della mano, diciamo fino a metà unghia per rendere l'idea. Gli faceva un male incredibile, scuoteva la mano e non riusciva a stare fermo: si contorceva dal dolore. L'unico sistema per rimuovere la spina era con le pinzette, ma per farlo era necessario che tenesse ferma la mano. Il problema era che aveva il terrore che qualcuno (adulto, si intende) usasse le pinzette su di lui e che gli facesse più male, ma allo stesso tempo non voleva stare così. Dopo vari minuti di sofferenza, convincimenti e tira e molla, decise di prendere una terza via, e di usare le pinzette da solo; ma proprio perchè non teneva la mano ferma, invece che afferrare la spina e rimuoverla, la sfiorò e la spinse più a fondo: il dolore fu stellare.
Ricapitolando: non voleva stare così, non voleva farsi togliere la spina da nessuno, nè voleva andare al pronto soccorso. Però una scelta era obbligato a farla, volente o nolente: il "non far nulla" significava restare così, che l'accettasse o no.
Alla fine il discorso che gli fecero fu abbastanza chiaro: se non vuoi farti togliere la spina, torna a casa tua (con la spina), ergo arrangiati. Dev'essere che l'idea non era molto allettante, tant'è che a malincuore si sottopose all'intervento, durato in tutto alcuni minuti, al termine del quale egli era nuovamente libero.
Oggi è un uomo grande e grosso, fa il cuoco all'estero ed ha una famiglia sua con una bambina. E io mi son ricordato della sua spina di quand'era un ragazzino.
Ricapitolando: non voleva stare così, non voleva farsi togliere la spina da nessuno, nè voleva andare al pronto soccorso. Però una scelta era obbligato a farla, volente o nolente: il "non far nulla" significava restare così, che l'accettasse o no.
Alla fine il discorso che gli fecero fu abbastanza chiaro: se non vuoi farti togliere la spina, torna a casa tua (con la spina), ergo arrangiati. Dev'essere che l'idea non era molto allettante, tant'è che a malincuore si sottopose all'intervento, durato in tutto alcuni minuti, al termine del quale egli era nuovamente libero.
Oggi è un uomo grande e grosso, fa il cuoco all'estero ed ha una famiglia sua con una bambina. E io mi son ricordato della sua spina di quand'era un ragazzino.
Capita a volte di incontrare delle persone per la strada, che come attaccano bottone rovesciano addosso tutta la loro sofferenza. E si rimane lì, ad ascoltarle e a fare cenno di sì con la testa; qualcuno non vede l'ora di andarsene, altri trovano stratagemmi o si ricordano impegni improvvisi. Eppure alcune di queste persone che stanno male, che apparentemente cercano un aiuto, in realtà non lo vogliono, non si rivolgono ad una figura professionale, perchè sono convinti che non ci sia speranza per loro, nè forse credono di meritarsi un aiuto.
Che fare dunque? Lasciarle tornare a casa con la loro personale spina sotto l'unghia. Di solito quando il dolore prevale, quando si sta abbastanza male, si lasciano da parte tutti i perchè e sipercorre la strada verso la risalita.
La sofferenza motiva le persone a cercare aiuto, "a liberarsi della spina", in poche parole.
Dott. Delogu