Appartenete alla categoria di quelle persone che “succede sempre agli altri a me no”? Vi ritrovate nel corteo sbuffante di chi dice “lo faccio domani”? Risuonate come dei diapason quando avete un’occasione sotto mano e una vocina vi dice “lascia stare, chi te lo fa fare”?
Bene, allora questo è il post che fa per voi. Come al solito allacciate le cinture fino a che non diventano parte integrante del corpo e preparatevi per questa nuovo post “allacciante”.
Cogliere l’attimo richiede un’attitudine morale da eremita, perché è indispensabile inizialmente seguire una regola aurea: o lo fate sempre fino a farlo diventare parte integrante del vostro DNA, oppure non fatelo mai, neppure sotto minaccia.
Ma partiamo dal principio. Molte persone quando si lasciano scappare un’occasione (che può andare dal proporre una collaborazione volante al primario di una clinica mentre eravate in fila per accompagnare vostra nonna, al comprare l’ultimo numero di un paio di scarpe bellissime e scontatissime), una volta tornate a casa a mani vuote si abbattono tormentate dai sensi di colpa del “se l’avessi fatto, ora…”, che le porta a fustigarsi con pensieri tipo “sono un’incapace, gli altri sono migliori di me, sono destinata al fallimento etc. etc.”. Questo in particolare quando scoprite poi che quel paio di scarpe l’indomani sono già state comprate, o che quel primario ha già avviato una collaborazione con un’altra persona che non siete voi. Di solito questi pensieri sono come ancore che arpionano verso il vortice dello scoraggiamento, per cui una persona parte scoraggiata e arriva a pensare che è inutile “cogliere l’attimo”, tanto andrà male. Anzi, andrà sempre male. Il primario dirà di no, e le scarpe staranno strette e male. Ma di fatto non avete nessuna prova, perché non avete mai aperto bocca per proporvi, o più semplicemente, non avete mai indossato quelle scarpe.
Di solito le persone depresse ragionano così, ma anche le persone non depresse ma semplicemente scoraggiate possono cadere in queste trappole mentali.
La soluzione non è semplice, richiede tempo e sacrificio, ma vi assicuro che si può imparare a cogliere l’attimo e sviluppare una mentalità che permette di non farsi scappare mai nessuna buona occasione.
Vi voglio raccontare una storia.
Quando scoccò il giorno della discussione della mia tesi di laurea, mi vestii con la giacca incasinandomi non poco con la cravatta. Mentalmente pensavo che la discussione della tesi fosse una formalità, dal momento che, tecnicamente, ero automaticamente laureato anche senza discutere la tesi. Mi sentivo rilassato, anche troppo. L’unico pensiero che ebbi, quando aspettai il mio turno fuori dalla porta a vetri del 3° piano di lettere, fu: “è finita”. La discussione andò male, il mio discorso non filava, l’argomento era interessante, ma non ero interessato io a parlarne. Lunghe pause, troppo lunghe, mi dimenticavo cosa dovevo dire. Insomma, fu un disastro, tanto che in tutte le foto sono sempre con la bocca chiusa.
Per diverso tempo mi rifiutai di pensarci, ma poi, sapete, la mente non si può ingannare per sempre. Dal mio punto di vista avevo sprecato quello che era il simbolo della conclusione di un percorso –molto bello, peraltro-, e me l’ero bruciata senza godermela, senza viverla.
Giunsi a una conclusione: la figuraccia della tesi poteva comportare una cosa, l’inizio di una infinita serie di drammatiche apparizioni in pubblico... ma avevo la possibilità di rimediare. Ripensandoci presi una decisione dura, perché parlare in pubblico mi spaventava: giurai a me stesso che mai più avrei permesso che una scena del genere si ripetesse. E per collaudarmi, cominciai a lanciarmi tipo kamikaze ovunque ci fosse da esporre qualcosa in pubblico, o ci fosse da contattare qualche altra figura professionale. Così diventai in varie occasioni capogruppo (cosa figa da dire, che nessuno voleva fare per non presentare la relazione in plenaria), escogitai degli stratagemmi per darmi sicurezza (il mio rametto porta-fortuna) e superare forzatamente il momento critico “chiamo-non chiamo”, che, almeno inizialmente, mi costò parecchi patemi d’animo. Sapete, contattare un professionista per presentarsi, spiegare cosa fate e prendere un appuntamento, non è proprio come chiamare il mio amico Stefano e chiedergli come va. Ma vi assicuro che alla 40° volta che lo fate non avrete più bisogno del rametto porta-fortuna per darvi coraggio, perché il coraggio sarà dentro di voi.
Ho perso il conto di quante volte ho parlato in pubblico, o che mi sono alzato per parlare di fronte a un microfono, o che semplicemente mi sono presentato per esporre un lavoro a persone che potevano/dovevano giudicare la mia professionalità e capacità… fatto sta che ha funzionato.
Venerdì 11 Giungo alle ore 11 sarò relatore per il 4° corso regionale della medicina del dolore, nel quale parlerò del coinvolgimento psico-emotivo nel dolore cronico. Per me sarà una rivincita. Posso dirvi ora che il titolo della mia tesi di laurea era “ipnosi in oncologia”, e chi organizza, oggi, il corso è il primario della terapia del dolore dell’ospedale Oncologico di Cagliari. Non so se vedete il nesso, come le occasioni si presentano.
E’ giunto ora il momento di presentarvi il problema opposto al cogliere l’occasione: coglierla in modo cieco e sciocco. Un conto è l’addestramento per superare i propri limiti, che ha un valore puramente didattico di auto-apprendimento, altro conto è la vita reale. In certe occasioni è opportuno lasciar cadere certe possibilità che potrebbero portare verso mete troppo distanti o controproducenti. Parlare in pubblico di un argomento che non si conosce è un modo per rovinarsi, così come spendere tutto il capitale per comprare una Mercedes usata, solo perché è un’occasione. Riempirsi la casa di offerte speciali è inutile e controproducente, va da sé che è di importanza primaria distinguere la voce saggia del buon senso da quella timorosa del “chi te lo fa fare?”.
Spero con questa piccola incursione auto-biografica di aver catturato di nuovo il vostro interesse, e di avervi dimostrato che un orientamento al presente “posso rimediare”, che consente di imparare dagli errori del passato per fare meglio oggi, è la strategia vincente per essere felici.
Dr. Delogu